giovedì 3 aprile 2008

TRISTEZZA DI UN RAGAZZO GAY

Fuori nel pergolo, mi godo un pochino la solitudine, il freddo e, soprattutto, il falso silenzio. Il foglio appena lo vedo, mi basta per andar diritto, anche se certo non per star dentro alle righe. Non importa. Vorrei tanto, tanto avere la forza di piangere. Maledico il fatto che non mi riesce mai. La città è tutto uno schiamazzo, mercoledì sera è sempre così, torno ora dal Bar. La gente va lì, fa conoscenza, si ubriaca e per un momento si sente come se non esistesse niente oltre il tavolo più in là e dopo il prossimo giro di aperitivi. Ma per me, è come l'inferno, mi sento solo di una solitudine che uccide. Cosa sono io là in mezzo? Una persona sgradevole, che il caso ha voluto occupasse una sedia dove potrebbe stare qualcuno di più interessante. Potrei bere, mi dico. Potrei dar spettacolo, sarebbe anche facile finire al centro dell'attenzione. No, no. Non sono nel mio ambiente, troppa gente, vita, festa. E così, vedo me, vedo il contesto e capisco, qualche meccanismo mentale si innesca, mi porta al disastro. Che non sono come gli altri lo sapevo, l'ho sempre detto. Ma ora ho l'impressione che il mio modo di essere "originale", come mi piace dire per usare un termine di cui uno può non vergognarsi, non è come dire "speciale". Disadattato, uno piatto, noioso, che per non aver niente da dare, sopravvive della sua oscena arroganza. L'idea che qualcuno mi vedrà bello, capirà lo spirito libero, che so amare, pensare, apprezzerà la felicità ingenua che mi dà il mondo. Lo sento inevitabile, solo nei giorni come oggi la convinzione vacilla, mentre dovrebbe crollare. Mi sono innamorato, non sono stato ricambiato e l'ho accettato, anche se lui l'avrei davvero voluto con tutto me stesso stavolta, come mai mi era capitato. Dopo questo, ragionavo, non dovrei più dirmi di poter meritare l'amore proprio di chi il mio cuore desidera. Progettavo di aspettare da adesso che fosse un altro a volere me per primo, potrei scegliere e sarebbe facile, infondo ho così bisogno di amare ora che per poco non l'ho baciata venerdì, la ragazza che è l'unica ad avermi mai voluto. Poche cose competono in bellezza con gli occhi di un innamorato. Ma nella mia storia, un caso come quello che aspetto non s'è mai verificato, in assoluto, nemmeno quando ci ho creduto di più. Non ci si innamora di me. Nessuno ha sentito dentro un "sì", non si corre, non si mette in gioco qualcosa, per me. Alcuni però lasciano sulla strada una penosa scia di cuori infranti, la differenza ha un motivo. Se mai qualcuno avrà me non sarà stato affatto fortunato. Saremo due mendicanti in cerca di un pezzettino di un cosa qualsiasi da chiamare amore. Sono cose patetiche, spero un po' false, disgustosamente egoistiche, ma è il mio sentire di oggi. Farò amicizia con l'eco, imparerò ad essere cauto, modesto, finché il desiderio di sentirmi completo sarà scemato. Dimenticherò il ragazzo che non esiste, che voglio baciare come mai è stato baciato, con cui fare l'amore finché non ci mancano le forze e dormire abbracciati e ridere e vivere avventure e costruire pian piano una vita nostra, in due. Beh, ne vale la pena lo stesso, certo. Ma oggi... sono triste.
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1 commento:

Anonimo ha detto...

Io mi sento esattamente così...

Ciao... Da "Viaggiatore Solitario" (spero ti ricordi ancora di me)...