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STORIE E REALTA' GAY
Ma perché tutte le storie gay che leggo sono piene di ragazzi bellissimi e disponibilissimi? Perché l’ottimismo verso il futuro è una merce così abbondante? Sono tutti giovani, tutti belli, tutti in perfetto stato fisico, tutti innamorati persi e per di più proprio della persona giusta! … Queste storie gay non sono storie ma fantasie, nessuno racconta la sua vita ma tutti si limitano a raccontare i loro sogni… anche la poesia vive di sublimazioni, ma la narrativa troppo sublimata ha uno strano sapore… è bella, se vuoi, ma irreale, in fondo si tratta solo di belle favole in cui le cose finiscono sempre bene… ma la realtà? La realtà che fine ha fatto? La realtà del quotidiano, dei sogni che rimangono sogni proibiti, dei desideri che non si realizzano, delle dichiarazioni fatte alla persona sbagliata, delle delusioni, della solitudine, dei ragazzi mezzi mezzi, gay e non, o troppo magri o troppo grassi, dei ragazzi non californiani, non palestrati, dei ragazzi qualunque di cui è piena la vita? Quando rivedo qualche vecchio film di Pasolini resto sconvolto proprio dal realismo, dalla crudezza, in qualche modo dalla verità di quello che vedo, ma oggi, nella narrativa gay, se ha un senso chiamarla così, di verità ne trovo pochissima, io stesso sento la tentazione di scrivere inventando e lanciandomi a sognare cose lontanissime dalla realtà. L’alienazione e la fuga dal reale sono divenute un rifugio costante anche per me. In internet c’è tanta narrativa a sfondo gay (ma proprio tanta) ma la dimensione realistica è costantemente messa da parte. Ho trovato un bel sito di narrativa gay con tantissime storie ma sono anche in questo caso lontanissime dal mondo reale, si tratta di un sito creato da un anziano che, evidentemente, ha fatto dell’ottimismo la sua missione, scrive cose molto belle, anche commuoventi ma, purtroppo, non realistiche, se vogliamo, propone modelli “facili” a persone giovani che avranno delle strade molto “difficili” da percorrere e che nella stragrande maggioranza dei casi si adatteranno a vivere una vita di “serie b”. Mi chiedo talvolta se l’ottimismo sistematico non sia in effetti una spia del contrario, spesso la letteratura ha un valore sostitutivo della vita reale. Ciò che mi lascia perplesso è che praticamente quasi tutta la narrativa a sfondo gay non ha nulla a che vedere con la realtà, nella vita della maggior parte dei gay di eros ce n’è veramente poco, la fuga nel mondo irreale non è di un singolo ma di tutti, sembra quasi che le favole premino più della realtà, che guardare in faccia le cose come sono sia deprimente, che, tutto sommato, nessuno voglia riflettere sulla vita che realmente fa.
E se invece scrivessi un romanzo diverso? Un romanzo reale… una storia di delusioni, di fallimenti, di vecchiaia incombente o già arrivata? Se cercassi di dire che cosa si prova e non che cosa si sogna? Un romanzo con un titolo semplice “banalità della vita quotidiana”, la storia di un vecchio depresso, deluso, un poco rincoglionito, che si droga talvolta con le letteratura ma che alla fine resta comunque nel suo buco, la storia del non concludere nulla, del lasciarsi andare senza drammi e con mille rimpianti, ma rimpianti stupidi, cose da stupidi, da delusi del mondo e della vita, che hanno passato sì qualche momento bello ma che in fondo non sono mai stati se stessi… questo romanzo sarebbe reale, coerente, non un manifesto ideologico ma un documento reale, qualcuno leggendolo potrebbe sentirsi meno solo… e sarebbe già molto, forse.
Se volete, potete partecipare alla discussione sull'argomento aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogay.forumfree.net/?t=27214709
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