domenica 3 dicembre 2017
NON GIUDICARE GLI ALTRI GAY
Caro
Project,
ho letto alcune parti del tuo libro “Essere Gay” e mi ha
colpito l’idea di morale gay, cioè l’idea di distinguere tra una omosessualità
buona e una cattiva o almeno meno buona. In questo modo io credo che tu voglia mettere
in evidenza quanto c’è di buono nella omosessualità, e su questo non posso che
concordare con te, ma purtroppo sottolineando quello che c’è di buono si
finisce per sottolineare anche quello che c’è o ci può essere di negativo e qui
potrei ancora essere d’accordo con te, ma con qualche limitazione
significativa.
Project, tu dici di essere assolutamente laico e ti rispetto
per questo, io vengo invece da una formazione cattolica abbastanza
tradizionale, in teoria dovrei aver imparato a distinguere il bene dal male ma
ho anche imparato a non giudicare e a non sottovalutare le ragioni degli altri,
anche di quelli che hanno stili di vita diversissimi dal mio.
Sono ormai vicino ai 70 anni e ogni volta che mi capita di
poter avere un dialogo serio con qualcuno che ha vissuto esperienze
lontanissime dalle mie mi rendo conto che se per un verso mantengo la mia
tendenza a giudicare, per l’altro sono fortemente frenato dal fatto che le cose
sbagliate, quando sono viste da vicino sono molto meno strane e sbagliate di
quanto appaiono quando sono viste solo da lontano o sono considerate solo in
teoria.
Parlavo giorni fa con un ragazzo non ancora trentenne e,
come mia vecchia abitudine e mio difetto, stavo per l’ennesima volta cercando
di mettermi in cattedra, ma per fortuna mi sono trattenuto e ho lasciato spazio
a quel ragazzo. Lui mi ha parlato con molta sincerità delle sue esperienze di
vita e io mi sono sentito del tutto disarmato, mi rendevo conto che i miei
argomenti moralistici non avevano alcun senso se confrontati con esperienze
dure come quelle vissute da quel ragazzo. Mi sono sentito un totale imbecille,
uno che si è illuso di capire tutto senza avere realmente alcuna conoscenza di ciò
di cui sta parlando. Il mio mondo mi è sembrato solo un ammasso di chiacchiere
vuote.
Che avrei fatto se mi fossi trovato nelle situazioni in cui
si è trovato quel ragazzo? Che cosa avrei scelto? E poi, avrei avuto reamente
la possibilità di scegliere? Quel ragazzo era radicalmente diverso da me nei
suoi atteggiamenti perché aveva avuto una vita radicalmente diversa dalla mia e
molto più dura della mia. Prima avrei giudicato male i ragazzi come lui, avrei
detto che avevano l’idea fissa del sesso, ma, in fondo, vedevo sempre più
chiaramente la stupidità di questi giudizi.
La moralità del mio essere gay, o almeno quella che a me
sembra essere la moralità del mio essere gay, se vogliamo dire tutta la verità,
mi viene dalla mia formazione cattolica, che mi ha in qualche modo preservato
dalle esperienze più dure, cioè il mio essere cattolico mi ha fatto essere gay
in un modo molto particolare, ma attenzione, si tratta di un modo più prudente,
più oculato, più controllato, ma forse anche più ipocrita e meno sostanzialmente
partecipativo. Ho fatto quello che fanno tutti i ragazzi, sesso compreso, anche
se con prudenza, non sono un santo e mi rimprovero soprattutto di non aver
fatto quel po’ di bene che avrei potuto fare, poi mi fermo a riflettere e mi
chiedo che cosa mi ha allontanato per esempio dalla ricerca del sesso sfrenato,
e onestamente, pensandoci bene, non credo che sia stata l’educazione cattolica
ma la paura, cioè brutalmente la necessità di salvare la faccia, che è una cosa
comunque molto meschina, ecco che il confine tra moralità e meschinità diventa
molto meno netto.
La necessità di salvare la faccia per me aveva un valore
solo perché non sono mai stato veramente me stesso al 100% e soprattutto non
sono mai stato messo con le spalle al muro da situazioni di fatto più forti di
me, come è accaduto a quel ragazzo, perché in quel caso con ogni probabilità mi
sarei comportato esattamente come lui. Quando si va alla sostanza delle cose la
moralità delle persone, più che una qualità individuale è il risultato di un
contesto e gli stessi concetti di merito e di colpa perdono i loro contorni
chiari.
In fondo lo stesso papa Francesco aveva detto. “Chi sono io
per giudicare un gay?” Sembrava una frase impacciata, che voleva indicare un’apertura
ma è una frase che ha un significato estremamente serio. Ho provato ad
applicare quella frase a me stesso e sono arrivato alla conclusione che non ho
alcun diritto di giudicare. Anche chi va alla ricerca disperata e quasi
nevrotica di sesso può avere ugualmente una sua morale e quella morale non è
peggiore della mia, ed è solo apparentemente diversa.
Dal dialogo con quel ragazzo ho capito che il sesso non gli
ha portato affatto la felicità e che in lui il bisogno di essere amato e
rispettato per quello che è veramente è vivissimo, direi anzi che è molto più
vivo che in me. Siamo rimasti a parlare per ore e abbiamo capito che tra noi
c’era un rispetto reciproco profondo, un rispetto reciproco quasi inaspettato
ma assolutamente reale.
Project, permettimi una divagazione, io, che sono gay e che
non voglio perdere il contatto con la mia fede, ammiro molto papa Francesco,
perché, secondo me, ha riportato il Cristianesimo ai suoi valori fondanti, non
ha fatto polemica con la modernità ma si è messo alla ricerca delle persone e
delle loro sofferenze, in sostanza non ha giudicato ma ha cercato di fare
sentire la sua voce a favore degli ultimi. Fare qualcosa di buono e di concreto
senza giudicare nessuno, questo è il suo stile.
Insomma, adesso sento che il mio essere gay può essere
veramente conciliabile con il mio essere cristiano, almeno fino ad un certo punto.
So che tu hai sostenuto il contrario, ma lo hai sostenuto in altri tempi, e mi
piacerebbe capire che cosa pensi oggi, dopo che papa Francesco ha dato una
lettura più evangelica del cattolicesimo. Scusami se mi sono permesso di
provocarti con questa mia mail ma ti stimo molto e mi piacerebbe sapere se sei
sempre dello stesso parere. Vorrei sottolineare che apprezzo molto quello che
fai.
Paolo
_______
Caro Paolo,
ho letto la tua mail con vivo interesse. Sì: non giudicare!
È un principio evangelico ma è anche un dovere morale laico. Quello che dici di
quel ragazzo, mi è capitato più volte e mi ha messo in crisi più volte. Adesso
la mia tendenza a giudicare si è ridotta notevolmente e ho recuperato la
consapevolezza della mia ignoranza e delle mie incapacità. Credo di avere
ancora moltissimo da imparare e purtroppo, alla mia età, non avrò il tempo per
capire molte cose, ma certo l’idea di giudicare la terrò a freno.
Quanto a papa Francesco, non posso negare che, pur
sentendomi radicalmente laico, ascolto con la massima attenzione quello che
dice e cerco di farne tesoro. Ho anche io l’impressione che abbia riportato il
cattolicesimo a valori più autenticamente evangelici. Il cattolicesimo non è o
non dovrebbe essere un’ideologia. Direi che è un papa che ha atteggiamenti
sostanzialmente laici e condivisibili da molte persone di buon senso anche
fuori dalla chiesa cattolica, ha indubbiamente coraggio. Non posso negare che,
specialmente negli ultimi mesi, sono rimasto molto colpito dal fatto che
Francesco non sottolinei mai le divisioni ma cerchi la collaborazione degli
uomini d buona volontà per fare tutti insieme qualcosa di buono e di concreto.
Effettivamente papa Francesco non ha giudicato ma ha cercato di perseguite il
bene impegnandosi per le periferie del mondo. Mi dispiace solo che sia ormai un
uomo anziano perché la sua presenza potrebbe essere archiviata rapidamente dopo
la sua uscita di scena e sarebbe veramente un danno per tutti, cattolici e no. Beh,
credo che si capisca abbastanza bene quello che penso di papa Francesco.
Paolo, ti ringrazio veramente moltissimo della tua
“provocazione”! Magari ci fossero tante provocazioni di questo tipo!
Project
__________
Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org/viewtopic.php?f=73&t=6308
You can read this post in English: http://gayprojectforum.altervista.org/T-do-not-judge-other-gays
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