domenica 24 gennaio 2016

DA ETERO A GAY: LA SCOPERTA TARDIVA DELLA PROPRIA SESSUALITÀ

STORIE DI OMOSESSUALI TRA 800 E 900 – parte tredicesima
Prosegue la pubblicazione delle Storie annesse al trattato sull’inversione sessuale di Havelock Ellis.
Nella Storia n. 27, che potete leggere qui di seguito, si può seguire il percorso di emersione della omosessualità in un ragazzo americano di fine 800. Nella storia si ha una chiarissima esemplificazione di un concetto fondamentale riguardante la sessualità: l’imprinting sessuale (cioè le prime esperienze sessuali o para-sessuali vissute in età infantile).
Da una lettura attenta risulta chiaramente che l’imprinting, nel caso specifico molto forte e molto anticipato, e la facilità nel procacciarsi sesso etero, hanno reso impossibile l’emersione della omosessualità fino all’età adulta. Aggiungo che l’assenza della masturbazione dovuta alla facilità e alla frequenza del coito eterosessuale, privava di fatto il ragazzo di un elemento fondamentale per il riconoscimento del proprio orientamento sessuale.
Buona lettura!
STORIA 27
H. C., americano, 28 anni, possidente, non sposato, il maggiore dei due figli. La sua storia può essere meglio espressa con le sue stesse parole:
“Io sono, dalla parte di entrambi i genitori, di ascendenze inglesi molto antiche, essendo i primi coloni del mio nome arrivati nel New England nel 1630. Sia la famiglia di mio padre che quella di mia made sono state prolifiche di soldati e statisti; la famiglia di mia madre diede un presidente degli Stati Uniti. Per quanto ne so, nessuno dei miei predecessori ha fatto sospettare stranezze mentali, ad eccezione di uno zio materno, il quale, per eccesso di studio, divenne folle per un anno.
“Sono laureato in due università con una laurea in belle arti e una in medicina. Dopo un anno come medico in un ospedale, abbandonai la medicina del tutto, per seguire la letteratura, una predilezione che avevo dall’inizio della fanciullezza.
“Mi sono svegliato al sentimento sessuale all’età di 7 anni, quando, in una piccola scuola privata, intravedendo le cosce nude sopra le calze delle mie compagne di scuola femmine, mi esaltavo vagamente. Questo feticismo, è cresciuto più definitamente centrato alla fine sulle cosce e poi su tutta la persona di una ragazza in particolare. Il mio primo sogno tinto di sessualità fu su di lei, mentre lei mi stava vicino io schiacciavo il mio pene sopra un’incudine rovente e poi, in beatifica auto-immolazione, esponevo il moncherino carbonizzato ai suoi supplicanti occhi rotondi. Questo amore, però, diminuì all’arrivo di una nuova ragazza nella scuola, che, non più bella, ma più formosa, esercitava una forte attrazione sulla mia sessualità nascente. Un pomeriggio, nella soffitta della scuderia di suo padre, mi indusse a spogliarmi, dando lei stessa l’esempio. L’erezione che le nostre manipolazioni reciproche produssero fu per me senza impulso cosciente, provai solo una curiosità infantile vedendo la nostra differenza genitale. Ma l’episodio diede l’avvio a capricci stravaganti, uno dei quali con insistenza mi ossessionava: con queste differenze fisiche, ovviamente, compensatorie, perché io e quella ragazza non avremmo dovuto realizzare un qualche tipo di rapporto sessuale? Questa fantasia, derivante esclusivamente da quell’esperienza unica, mi affascinò solo con quello che aveva di grottesco, perché in quel momento la mia sensibilità sessuale non era che rudimentale e la mia conoscenza del sesso era nulla. L’idea bizzarra, presentata alla ragazza altrettanto ignorante e da lei approvata, nacque nella soffitta dell’aia paterna e là, in modo molto pasticciato, giunse a un compimento sorprendente e piacevole.
“Nei quattro anni successivi ho ripetuto l’atto non di rado con questa ragazza e con altre.
“Quando avevo 11 anni io e mia sorella fummo portati dai nostri genitori in Europa, dove rimanemmo sei anni, frequentando la scuola ogni inverno in una città diversa e viaggiando, durante l’estate, in diversi paesi.
“All’estero il mio desiderio fu saziato al massimo grado: la disponibile ragazza compagna di giochi era onnipresente, e io la maneggiavo con ardore negli alberghi svizzeri, negli stabilimenti termali tedeschi, nelle pensioni francesi, dove non l’ho fatto? Verso la pubertà per la prima volta ho fatto ricorso, qualche volta, alle prostitute.
“Alla masturbazione, eccetto alcuni esperimenti, non ho mai fatto ricorso. Pochi dei miei compagni di scuola la praticavano dichiaratamente.
“Di omosessualità avevo sentito qualcosa esclusivamente attraverso i classici, in cui, senza lunga ponderazione, riconoscevo solo il nostro cameratismo moderno, poeticamente esaltato, mascherato con gli abiti con la fraseologia antica. L’omosessualità non riuscì mai ad annidarsi dentro di me e non trovò nessuna consonanza nella scala delle mie simpatie, non possedevo nessuna pietra di paragone per tradurre le esibizioni di quegli amori ambigui in messaggi infuocati Il rapporto con il mio sesso consisteva, intellettualmente, in un’amicizia occasionale priva di forte affetto, e fisicamente, in un blando antagonismo, il corpo nudo di un uomo era per me alquanto repellente. Le statue di donne mi evocavano una risposta sia carnale che estetica, quelle degli uomini, non mi suscitavano alcuna emozione, salvo un approfondimento di quella antipatia originaria. Allo stesso modo accadeva per i dipinti, la letteratura, il dramma, gli uomini servivano solo come complemento per le deliziose fanciulle, che visitavano i miei serragli aerei e mi leccavano nei miei rosei sogni.
“Nel mio diciottesimo anno tornammo in America, dove entrai all’università.
“Il corso del mio amore per le donne era ormai un po’ irregolare, il rapporto sessuale normale cominciò a perdere fascino. Già avevo definito, senza l’aiuto di nessuno la logica del coito, così ora l’immaginazione, brancolando nel buio, concepì un nuovo impulso per il desiderio, il  cunnilingus. Ma questo, anche se per un po’ fu abbastanza adeguato, presto cessò di soddisfarmi. In quel frangente, il Natale del mio primo anno di college, fui nominato direttore di una piccola rivista, una pecca precoce del modo di procedere di questa rivista fu la scarsità di storie d’amore. Tale abbandono improvvido era in linea con il mio modo deviante di vedere le donne, un modo di vedere che mi era stato dato dalla auto-dissipazione del glamour attraverso il quale si voleva che apparissero. Avevo vagato in qualche modo dietro le quinte e avevo visto, senza l’intervento delle luci della ribalta del sesso, che le fate una volta così raggianti si riducevano ad una umanità imbellettata, simpatica come sempre, ma non più desiderabile.
“Poco dopo, si cominciò a parlare del caso di Oscar Wilde. I resoconti dei giornali su questa faccenda, mentre  mi illuminavano, non accendevano alcuna luce di auto-rivelazione; correggevano soltanto alcune inutili congetture che, su alcuni vizi mistici, avevo sentito sussurrare. Qua e là un’allusione giornalistica ancora troppo recondita mi veniva faticosamente chiarita da un compagno di studi effemminato, che, immagino ora, non avrebbe mostrato alcuna reticenza se lo avessi pregato di aggiungere una dimostrazione pratica. Acquistai anche delle fotografie di Oscar Wilde, le guardavo sotto gli auspici untuosi di quello stesso svirilizzato mentore blandiloquente. Se il mio interesse per Oscar Wilde derivava da qualche altra emozione che non fosse la curiosità piuttosto morbosa allora quasi universale, non ne ero comunque consapevole.
“I sogni erotici, preclusi fino ad allora dal coito, vennero subito ad affliggermi. I protagonisti di questi sogni erano (e sono tuttora) invariabilmente le donne, con questa sola eccezione che io posso ricordare: sognai che Oscar Wilde, una delle mie fotografie di lui incarnata, si avvicinò a me con un languore buffonesco e eseguì una fellatio su di me, un atto che mi era stato spiegato verbalmente poco prima dal mio oracolo. Per un mese o più, il ricordo di questo sogno mi disgustò.
“I pochi tentativi successivi, timidi e svogliati, di ripristinare la mia attività sessuale erano predestinati a fallire, anche perché avevo temuto che lo fossero: l’erezione era incompleta, l’eiaculazione senza piacere.
“Sembrava che ci fosse qualcosa di sbagliato in questo comportamento. Perché coito senza desiderio sensuale del coito? Nessun senso del dovere mi spingeva, né alcun timore di un’aberrazione sessuale. La spiegazione è questa: l’attrazione per le donne non era stata eliminata, ma semplicemente sublimata, la mia immaginazione, che non importava più le immagini delle donne dall’osservazione, creava le proprie sirene deliziose, una volta diventata ​​esigente e trascendente, si rivolgeva invano alla realtà. La sostanza era svanita stabilmente, e presto anche queste sue ombre tormentose divennero via via più evanescenti, finché anch’esse svanirono nel nulla .
“Gli antipodi della sfera sessuale vennero sempre più verso la luce della mia tolleranza. L’inversione, fino ad allora macchiata da una leggera ripugnanza, divenne alla fine esteticamente incolore, e poi riprese delicatamente colore, in un primo momento solo attraverso la pietà verso le sue vittime, ma alla fine, il colore si fece più marcato con l’inclinazione semicosciente ad applicarla a me stesso come una remota possibilità. Questa rivoluzione, però, non avvenne senza una spinta esterna. Il tono prevenuto di un libro che stavo leggendo, Psychopathia Sexualis di Krafft-Ebing, incitando il mio sdegno, mi portò alla simpatia. Il mio prendere le difese degli omosessuali, puramente astratto anche se era solo un inizio, comportava però il mio guardare le cose con occhi ipoteticamente invertiti, un orientamento per amor di discussione. Dopo un po’, insensibilmente e non in un momento ben preciso, l’ipotesi si fuse con la realtà: io stesso ero un invertito. L’inversione occasionale e fittizia non si era mai sovrapposta, credo, a questa vera inversione, ma piuttosto una vera e propria inversione, dormiente per tutti quegli anni, aveva semplicemente risposto alla fine ad uno stimolo forte e abbastanza prolungato, come un uomo che si risveglia quando è chiamato ad alta voce.
“Nel presentare me stesso così sessualmente trasformato, non affermo di aver avuto fin dall’inizio una qualche inclinazione definitiva. L’istinto, così evoluto da poco tempo, rimase per un po’ offuscato. La sua espressione primaria era un interesse debolmente sensuale per le caratteristiche fisiche dei ragazzi specialmente nelle loro somiglianze con le donne. A questo interesse non opponevo alcuna disapprovazione; dato che la lascivia con le donne in molte e diverse situazioni aveva molto tempo prima intossicato la mia coscienza sessuale fino a portarla alla letargia, nessun ragionamento si oppose al tentativo di ricostituire quella coscienza sessuale. D’altra parte, il piacere intellettuale per le promesse del nuovo mondo, così come la sensualità, mi conducevano alla sua esplorazione deliberata. Eppure, per un anno, il desiderio si fermò ad una vera libidine su nulla di più concreto dei giovani, la coabitazione coi quali era la mia unica fantasia.
“Un giovane chirurgo, dopo aver letto la mia copia della Psychopathia Sexualis, si mise una sera a discutere sugli invertiti con tale gusto che gli chiesi ingenuamente se lui stesso fosse invertito. Diventò rosso, se confermativamente o altrimenti non potevo immaginarlo, nonostante il suo no veemente. Immediatamente ritirò molto sottilmente la sua negazione. Ma alla sua domanda, in risposta alla mia, io mantenni il mio no, per paura che mi proponesse qualche atto sessuale, un cosa che l’estetica della mia inversione sessuale in pieno sviluppo non avrebbe ancora permesso, i ragazzi della mia immaginazione dominavano ancora la scena.
“Una sera, subito dopo, mi scortò a molte delle caffetterie dove gli invertiti sono soliti radunarsi. Questi luoghi di incontri amorosi segreti erano tutti molto simili: un lungo corridoio, con l’orchestra ad una estremità, tavoli in marmo lungo le pareti, che lasciavano il pavimento libero per ballare. Attorno ai tavoli sedevano ragazzi e giovani, Adoni sia per effetto dell’arte che della natura, disponibili per un drink o una chiacchierata col Samaritano di turno, e timidamente venivano importunati per i piaceri per i quali, al piano di sopra, c’erano piccole stanze in affitto. Uno dei ragazzi, supportato dall’orchestra, cantava “l’aria dei gioielli” del ‘Faust’. La sua voce aveva la limpida, tremula purezza di un clarinetto, e il suo volto la bellezza di un angelo. La canzone si concluse, lo invitammo al nostro tavolo, dove si sedette a sorseggiare un brandy liscio, mentre rispondeva beffardamente alle mie domande libresche. I ragazzi prostituti che abbelliscono queste sale, ci informò, avevano nomi fantasiosi, alcuni di attrici famose, altri di eroi del teatro, il suo nome era Dorian Gray. I rivali, si lamentava, avevano assunto lo stesso nome, ma lui era l’originale Dorian, gli altri erano solo impostori gelosi. I suoi capelli ricci erano d’oro; le guance rosa; le labbra, rosso corallo, si aprivano incessantemente per rivelare il bianco perla scintillante dei suoi denti Eppure, anche se lo ritenevo il giovane più bello del mondo, non provavo nessun interesse sessuale né per lui né per gli altri ragazzi, che in realtà erano tutti belli – la bellezza era la loro principale risorsa. Dorian, inoltre, esaltato dallo splendore del suo abbigliamento femminile, corsetti di raso, abiti da sera scollati, ecc, si vestiva, nelle notti di gala, in modo da mettere in mostra le sue spalle lucenti e le sue braccia belle, paffute e bianche. Così messo in mostra, scherzava, e avrebbe stregato perfino me, ancora così impassibile, fino a quando non mi fossi buttato, in lacrime di felicità, nel suo abbraccio d’amore.
“La mia prima esperienza di fellatio fu un mese più tardi, con il giovane chirurgo. Gli confessai lo sfizio di provare, e lui accettò. Anche se questo atto nauseante e faticoso, molto imperfettamente eseguito, era dovuto soprattutto alla curiosità, sorse ben presto una passionale velleità di ripetizione. In breve, il desiderio della fellatio crebbe lentamente dalla notte di quel fiasco sdolcinato e divenne alla fine in un desiderio sovrano.
“Forse l’abortire spontaneo di quell’esperimento iniziatico era dovuto alla precipitazione, all’incubazione del mio istinto perverso che non era ancora completa. Ci fu poi una pausa di un mese, nella quale, anche se non ci fu alcun tentativo di una ulteriore fellatio, la mia mente andò via via sempre più vicino ad una conciliazione con la grossolanità dell’atto, e cominciò a scoprire qualche correlazione tra le sue creature e i bei ragazzi visti in carne e ossa. Una sera, a Broadway, concepii improvvisamente un desiderio totale per un giovane che stava uscendo da un hotel mentre passavo. I nostri sguardi si incontrarono e si  fermarono insieme. Si accostò a me per la prima volta vicino a una vetrina. Era un invertito. Con lui, nella sua stanza presso l’hotel da dove lo avevo visto uscire, ho passato una notte apocalittica. Da allora in poi il contatto con i ragazzi limitato solo allo spirito cessò di essere un fine, le immagini si erano trasformate in carne, uscivano dal loro contesto a andavano per le strade. Quel ragazzo, quel deus ex machina, lo vedo chiaramente: i suoi capelli ricci marroni, gli occhi azzurri come il mare, il suo petto insieme così ad arco e così pieno, le braccia arrotondate, la sua vita stretta, il rigonfiamento aggraziato dei suoi fianchi e le cosce, piene e bianche come la neve; ricordo come ieri le fossette nelle sue ginocchia, la snellezza delle sue caviglie, la morbidezza dei suoi piccoli piedi, con il collo del piede rosa come l’interno di una conchiglia. Come gongolavo sulle sue ampie rotondità, le sue ricche ondulazioni!
“Negli ultimi otto anni ho eseguito la fellatio (mai la pedicatio) con più di trecento uomini e ragazzi. La mia preferenza è per i ragazzi tra i 15 ei 20 anni, raffinati, carini, con un fare da ragazzina, e loro stessi omosessuali.
“Personalmente, salvo questo amore per i maschi, sono da ogni punto di vista maschile, dedito agli sport all’aria aperta, e a fumare e a bere moderatamente. All’apparenza, non sono che un ragazzo di 18 anni. La mia faccia e la figura sono generalmente considerate belle. Sono ben rasato, con capelli neri e ricci, le guance rosse e gli occhi castani, i lineamenti delicati e regolari; il corpo, di media statura, ovunque praticamente senza peli. Con anni di allenamento ho raggiunto anche grande forza e proporzioni classiche, i contorni dei muscoli sono facilmente arrotondati dal tessuto adiposo. Le mie mani ed i piedi sono di piccole dimensioni. Il mio pene, anche se perfettamente formato, è decisamente enorme – eretto, dieci pollici e mezzo di lunghezza, sette pollici e un quarto di circonferenza.
“Qualche spinta alla mia apostasia dai metodi ortodossi è venuta, senza dubbio, da questa ipertrofia del pene, che già nel mio ventesimo anno aveva acquisito la sua attuale dimensione eccessiva, rendendo il coito impraticabile con la maggior parte delle donne. Io tentavo e dolorosamente quando l’inserimento riusciva. Dal quando mi ritrovai erede dell’inversione, un unico ritorno del desiderio normale, sei anni fa, mi convinse a tentare il coito con undici o dodici prostitute, e, abbastanza stranamente, con quasi tutta la lascivia dei vecchi tempi e con la piena erezione, ma, come avvenne, sempre con troppo grande disparità delle parti per il successo.”
Una certa ricercatezza nei modi di questa comunicazione può essere attribuita in parte alla natura degli interessi letterari che lo scrittore di preferenza coltiva, e in parte, senza dubbio più fondamentalmente, al carattere speciale del suo temperamento, prevalentemente estetico e all’attrazione per l’esotico. Un’attrazione per esperienze esotiche non sarà, tuttavia, sufficiente a spiegare lo sviluppo piuttosto tardivo delle tendenze omosessuali, uno sviluppo ritardato che può essere la base per collocare questo caso proprio nel gruppo degli invertiti ritardati. H. C. stesso ha sottolineato a me che la sua avversione per le donne, che cominciò ad apparire nel diciottesimo anno, era già notevole prima che avesse mai sentito parlare chiaramente di atti omosessuali specifici e un anno intero prima che egli sperimentasse il minimo interesse sessuale per gli uomini o per i ragazzi. Inoltre, se è vero che la tendenza attuale all’attrazione omosessuale è apparsa solo dopo che aveva letto Krafft-Ebing ed era venuto a contatto con gli invertiti, tali influenze non sarebbero sufficienti a cambiare la natura sessuale di un uomo normalmente costituito.
Si può aggiungere che H. C. non è attratto da uomini normali. Per quanto riguarda il suo atteggiamento morale egli osserva: “Non ho scrupoli nell’indulgere alla mia passione. Capisco le obiezioni morali avanzate, ma esse sono così speculative e costruite, mentre, in modo immediato, l’inversione è la fonte di tanto bene.” Egli considera tutta la questione sessuale come in gran parte una questione di gusto.
Considero il caso precedente, un caso di notevole interesse. Presenta ciò che è comunemente considerato un tipo molto diffuso di inversione, di cui Oscar Wilde sarebbe il massimo esponente, in cui una persona eterosessuale diventa chiaramente omosessuale per effetto dell’esercizio della curiosità intellettuale e dell’interesse estetico. In realtà il tipo è tutt’altro che comune; infatti, una curiosità intellettuale e un interesse estetico, abbastanza forti da dirigere anche in apparenza l’impulso sessuale in qualche nuova direzione, sono a loro volta tutt’altro che comuni. Inoltre, una lettura critica di questa storia suggerisce che il controllo apparente della ragione sull’impulso sessuale è un fenomeno superficiale. Qui, come sempre, la ragione non è che uno strumento nelle mani delle passioni. Le cause apparenti sono in realtà gli effetti; e noi assistiamo al graduale emergere di un impulso omosessuale ritardato.
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