sabato 4 marzo 2017
ANDY ROMANZO GAY 15
Qui di seguito potete leggere il capitolo 15 di Andy – Romanzo gay.
Ricordo a chiunque fosse interessato che i capitoli già pubblicati sono raccolti in un unico volume e sono scaricabili in formato libro (pdf – LaTex), senza alcuna formalità e ovviamente gratuitamente, dalla Home del Forum di Progetto Gay: http://progettogayforum.altervista.org sezione “La Biblioteca di Progetto Gay”.
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Andy era sveglio, aveva dormito solo tre ore e non aveva
potuto riprendere sonno, fuori era ancora tutto buio, non sapeva che fare, si
sentiva carico, per niente assonnato, si girò a guardare Marco che dormiva,
completamente abbandonato dalla sua parte del letto, Andy avrebbe voluto
chiamarlo ma si trattenne, cominciò a pensare all’indomani, a Rocco e a Rosa,
allo studio che bisognava portare avanti, poi si guardò intorno e ad un tratto
si sentì spaesato, si chiese che cosa ci facesse in quel letto, era sì anche il
suo letto ma la cosa a Andy sembrava strana: come aveva potuto abituarsi in
così poco tempo ad una situazione così anomala e così strana? In fondo ad Andy
ora la cosa sembrava illogica, quasi non sua, anche Marco gli sembrò estraneo,
in fondo Marco dormiva della grossa mentre lui non dormiva affatto, forse
questo era il segno che erano diversi, che tra loro non c’era poi tutta quella
continuità e quella corrispondenza che Andy aveva sempre sottolineato a parole
ma, così pensò in quei momenti, solo a parole. Andy tentò di fare qualche
rumore per fare svegliare Marco ma senza che fosse all’apparenza un risveglio
provocato volutamente, ma Marco non si mosse, la cosa lasciò Andy nella sua
solitudine, avrebbe avuto bisogno di Marco in quei momenti ma Marco non lo
capiva, Marco dormiva. Andy si alzò facendo la massima attenzione a non
scuotere il letto e a non fare rumore, si vestì e se ne andò in cucina, la
cucina gli sembrò più familiare ma era ancora buia e Andy non voleva accendere
la luce, si sentì solo, disperatamente solo, gli venivano le lacrime agli
occhi, i minuti passavano e l’ansia di Andy cresceva, uscì di casa tirando la
porta con cura per non fare rumore e cominciò a girovagare per le strade,
faceva freddo ma Andy non sembrava sentirlo, anche se batteva i denti,
lentissimamente cominciò a fare giorno, la cosa non confortò Andy che continuò
a girare per la città, quasi incoscientemente si avviò per la strada dove
abitava suo padre, era mezzo congelato, non aveva portato con sé i soldi e non
poté entrare in un caffè per scaldarsi e par fare colazione, vide una macchia
di sole sbiadito e ci si infilò per riprendere un po’ di calore, la sensazione
di sollievo fu immediata, poco prima delle sette Andy era sotto la casa di suo
padre, si appoggiò al muro e si fermò ad aspettare, i minuti passavano e non
accedeva nulla, dopo quasi mezz’ora il cancello del residence si aprì e Andy
vide uscire la BMW del padre, non si avvicinò né tentò di fermarla, dopo
qualche minuto uscirono altre macchine dallo steso cancello, ogni volta il
cancello si richiudeva automaticamente, Andy osservava piuttosto assorto, non
pensava, era invaso da una passività e da una insensibilità quasi totali, non
pensava a suo padre né a sua madre, né a Marco o a Rocco e a Rosa, viveva quei
momenti in modo quasi vegetale, intanto la luce era diventata più calda e Andy
non provava più sensazioni di freddo ma continuava a rimanere sostanzialmente
impassibile, si riscosse solo quando cominciò a colare dal balcone sopra di lui
l’acqua che veniva giù dai vasi di fiori appena innaffiati. Pensò a Marco ma
con distacco, come se fosse una questione tecnica, pensò che avrebbe dovuto
avvisarlo, ma era molto lontano da casa e non voleva tornare dalle pari della
piccionaia, cominciò a girovagare senza meta, la vita intorno a lui aveva
ripreso i ritmi normali, le donne andavano a fare la spesa e tanta gente
indaffarata camminava e quasi correva in su e in giù per le strade, rispetto a
tutte queste cose Andy si sentiva un estraneo, ma in quei momenti si sentiva un
estraneo anche rispetto a Marco e alla sua famiglia, arrivò al fiume, scese dal
parapetto e cominciò a costeggiarlo passeggiando lungo le banchine proprio a
pochissima distanza dall’acqua che scorreva melmosa e veloce sotto di lui, gli
venne l’idea di scivolare in quell’acqua, Andy sapeva nuotare ma la corrente
era forte e prima o poi lo avrebbe sopraffatto, Andy era sempre stato convinto
che qualche cosa prima o poi lo avrebbe sopraffatto, se avesse solo perso
l’equilibrio, o meglio se lo avesse voluto perdere in pochi minuti la sua
storia si sarebbe chiusa, Marco lo avrebbe cercato, non lo avrebbe trovato e
piano piano, inevitabilmente si sarebbe dimenticato di lui, i vivi si
dimenticano sempre dei morti. Continuò a camminare, sotto i ponti c’era
sporcizia ammassata e in molti punti l’acqua era più bassa, il suicidio non fu
per Andy una ipotesi credibile, ci sarebbe voluto troppo coraggio e in fondo
Andy si sentiva un vile, uno che non avrebbe mai fatto una scelta così radicale
perché aveva paura del dolore fisico, certo non per altre ragioni, della sua
vita non gli importava più nulla, non provava emozioni, si sentiva
affettivamente freddo, solo, un atomo proiettato in un infinito interstellare,
risalì al livello della strada e continuò a camminare, ma non verso casa,
camminava meccanicamente contando i passi, poi cominciò a contare le macchine
che passavano, poi neanche più quello, ormai era lontanissimo dalla piccionaia
e continuava ad allontanarsi, continuava volutamente ad allontanarsi, salì
oltre Monte Mario, in lontananza vedeva la campagna, cominciava ad essere
stanco, trovò un largo spiazzo erboso, qualcosa di mezzo tra uno sterro e una
piazzola curata, c’era qualche albero, qualche panchina, sembrava la brutta
copia di un parco pubblico e non c’era nessuno, si distese per terra e la
stanchezza finì per prevalere ma il sonno durò poco perché Andy fu risvegliato
dagli insetti che cominciavano a camminargli dappertutto, si rialzò, si
spolverò, pensò a Marco, questa volta pensò a Marco in modo più partecipativo,
pensò che stesse a casa a disperarsi, lo avrebbe chiamato ma non aveva un soldo
e non gli piaceva chiedere denaro ad estranei, si rimise in cammino verso casa,
cominciava a rendersi conto di quello che aveva fatto, si affrettava fin quasi
a correre pur di riguadagnare un po’ di tempo, la strada era tantissima e la
stanchezza si faceva sentire ma Andy ormai voleva tornare a casa il più presto
possibile.
Marco si era svegliato alle sette
e un quarto, con la sveglia, non aveva trovato Andy vicino a sé ma in un primo momento non aveva realizzato
la portata del fatto, pensava che sarebbe rientrato in camera da un momento
all’altro, poi si alzò e andò a cercarlo ma non lo trovò, non aveva nessun
motivo per pensare che Andy se ne volesse andare via, ma verso le otto cominciò
a preoccuparsi, Andy aveva lasciato a casa il telefonino, i soldi, i documenti,
Marco non capiva dove potesse essere andato, alle otto e un quarto Marco
cominciò a preoccuparsi seriamente e chiamò i genitori.
- Papà, scusa l’ora, ma ti devo
dire una cosa importante, Andy se ne è andato!
- Cioè? Avete litigato?
- No! Non abbiamo affatto
litigato, ieri sera siamo stati a parlare insieme per tantissimo tempo, fino
quasi alle quattro di stamattina, ma abbiamo parlato normalmente, di cose
gradevoli, … papà io non me lo aspettavo proprio, ma Andy se ne è andato…
- Ma si è portato via le sue
cose?
- No! Ha lasciato tutto qui, pure
i documenti, i soldi e il telefonino…
- Ma ieri sera ti sembrava
turbato?
- No! Proprio per niente… è stato
tanto cucciolo, come sa fare lui, io sono stato benissimo… papà, non ci sono
motivi nostri, non ce ne sono proprio…
- Ma stamattina avete avuto
qualche diverbio?
- Ma no, papà, io mi sono
svegliato e Andy non c’era, non abbiamo parlato affatto, se ne è andato e
basta, se ne è andato durante la notte, io non me ne sono nemmeno accorto…
- Senti Marco, adesso cerca di
stare tranquillo, noi veniamo subito…
- Va bene, vi aspetto… però mi
viene per la testa che possa fare qualche gesto inconsulto…
- Su, mo’ non diciamo cose
grosse, stai tranquillo, veniamo subito.
Dopo nemmeno venti minuti Rocco e
Rosa erano alla piccionaia, si fecero raccontare di nuovo tutta la vicenda, ma
le cose non avevano un senso, Marco era terrorizzato, l’assenza di Andy gli procurava
una terribile sensazione di vuoto, guardava l’orologio ogni minuto, poi
cominciò a piangere lentamente, il senso della disperazione lo invase, Rosa era
sconvolta, cercava di consolare il figlio ma piangeva anche lei, solo Rocco
cercava di mantenere un atteggiamento razionale, ma il passare delle ore
rendeva la situazione insostenibile, poi Marco si riprese.
- Papà… mannaggia, in che
situazione mi sono andato a cacciare, se non lo avessi mai conosciuto sarebbe
stato meglio…
- No, Marco, no! Queste cose non
le dire, Andy può essere stato molto peggio di te, tu hai il dovere di volergli
bene, adesso più di prima, perché Andy se non ha avuto un incidente è stato
così a disagio da andarsene di casa e noi non lo abbiamo capito, Andy è un
ragazzo come te e se gli vuoi bene veramente devi cercare di farlo stare bene,
non ti deve venire nemmeno in mente che senza di lui saresti stato meglio…
Marco a una persona o si vuole bene o non si vuole bene e Andy a te ha voluto
bene veramente…
- Scusa papà, certe volte dico
delle stupidaggini grosse… ma adesso che facciamo, io ho paura che faccia cose
assurde, certe volte non riesco a capire quello che gli passa per la mente, ma
se gli passano i cinque minuti negativi Andy non si controlla più ed è capace
di fare qualsiasi cosa, pure la più assurda…
- Vuoi fare una denuncia di
scomparsa alla polizia?
- Forse sarebbe meglio, ma
poi che cosa raccontiamo alla polizia?
- Diciamo come stanno veramente
le cose… che vuoi fare? Andiamo alla polizia? Mi sa che è meglio…
- Andiamo va… mamma tu resta qui,
se arriva Andy ci chiami…
- Sì, sì, andate, andate!
In pochi minuti arrivarono al
commissariato di PS, dopo una breve fila furono chiamati per sporgere la
denuncia.
- Che dovete fare?
- Una denuncia di sparizione…
- Di furto?
- No, di una persona che non si
trova e non sappiamo che fine abbia fatto, è uscito di casa nella notte e non è
tornato più a casa…
- Ah… aspettate, vi faccio
parlare coll’ispettore Nesti… venite, venite, accomodatevi, prego…
L’ispettore poteva avere tra i 35
e 40 anni, aveva un aspetto tranquillo e un modo di fare molto informale, Marco
notò che portava la fede.
- Buongiorno ispettore…
- Prego, accomodatevi… di che si
tratta…
- Dovremmo fare una denuncia di
sparizione di una persona, è uscito durante la notte o la mattina molto presto
e non è rientrato a casa…
- Ma quando è successo?
- Stamattina…
- Ma non sono nemmeno le undici…
perché pensate a una sparizione? Voi chi siete? Siete familiari?
- No, si tratta di un ragazzo di
23 anni, viveva da noi, cioè a casa di mio figlio, studiano insieme, e stanotte
è sparito…
- Scusate… ricominciamo da capo,
posso avere le vostre generalità…
- Ecco, questi sono i documenti…
e questi sono i documenti del ragazzo che non si trova…
- Marco, Andrea stava da lei?
Aveva la residenza a casa sua? No, stava solo da me ma non aveva la residenza
da me.
- E dove aveva la residenza?
- A casa dei suoi genitori,
all’indirizzo che sta sui documenti…
- E voi i genitori li avete
avvisati?
- No, veramente no, Andrea non
andava assolutamente d’accordo con i genitori ed era venuto a vivere da me
proprio per questo…
- Sì, va bene, ma è sempre figlio
loro e bisogna avvisarli…
- Sì ma è maggiorenne e con loro
non voleva avere nulla a che fare e poi è figlio solo di sua madre il padre non
c’entra affatto.
- La signora si è risposata?
- No… il figlio è nato prima che
la madre si sposasse ma è figlio di un altro…
- Mh… ho capito… però per
denunciare una sparizione mi sembra presto… scusate, adesso vi devo chiedere
qualche altra cosa, a vostra conoscenza Andrea fa uso di stupefacenti?
- No, assolutamente no! Non ha
mai nemmeno fumato.
- Lavora?
- No, studiamo insieme
giurisprudenza.
- E come si mantiene?
- Sta da me, di denaro non ne ha
bisogno e quello che serve ce lo da papà.
- Da quanto tempo vive a casa
sua?
- Be’ ormai sono più di cinque
mesi…
- Frequenta persone che voi non
conoscete o persone che a voi non piacciano?
- No, non frequenta nessuno…
- Questo non può dirlo…
- No, non frequenta proprio
nessuno.
- Ha mai avuto problemi mentali o
qualche patologia importante?
- No, non credo proprio…
- Ma avete avuto qualche ragione
di diverbio ieri sera?
- No, le giuro, nessun diverbio
di nessun genere…
- Mah, la cosa è molto strana,
penso che vi stiate preoccupando eccessivamente… comunque potrebbe anche non
essere così, possiamo venire a casa vostra a fare un sopralluogo?
- Certo, quando volete.
- Però dobbiamo portare il cane
per gli stupefacenti…
- Non c’è problema, potete venire
anche subito.
Appena Andy ebbe finito di dire
queste parole si rese conto che la cosa sarebbe stata problematica, alla
piccionaia c’era un solo letto e per giunta matrimoniale, ma c’era anche un
divano letto nella stanza piccola e avrebbero potuto dire che Andy dormiva lì.
Rocco tornò alla piccionaia con
la sua macchina, mentre Marco arrivò con l’ispettore sulla macchina della
polizia, all’ascensore incontrarono gente conosciuta del palazzo, Rocco aveva
una faccia tesa e vederlo con uno della polizia in divisa e per di più col
cane, faceva una strana impressione.
- Buongiorno Rocco…
- Buongiorno!
- Tutto bene?
L’ispettore intervenne.
- Tutto bene signora, sono un
amico di famiglia, non devo arrestare nessuno.
E aggiunse un sorriso.
- Be’ allora fatevi sentire è un
pezzo che non vi si vede più, i ragazzi li vediamo ma voi non vi deviamo più…
salite, salite prima voi, che dovete fare più strada…
Nell’ascensore Rocco ringraziò.
- Grazie ispettore!
- La discrezione è il primo
dovere di un poliziotto.
Rosa li fece accomodare, il cane
girò per tutta la casa e come era ovvio non trovò nulla, L’ispettore chiese
dove dormisse Andy, lo portarono nella stanza piccola ma risultava
assolutamente evidente che in quella stanza non dormiva nessuno, il divano
letto era chiuso il letto all’interno disfatto, e nei mobili non c’era nulla,
poi l’ispettore chiese un indumento di Andy, Marco gli diede una sua camicia e
il cane si fermò a cercare nella stanza grande dove stava il letto
matrimoniale. L’ispettore chiese di poter parlare con Marco separatamente è
scesero insieme nella macchina della polizia.
- Scusi se le faccio una domanda
inopportuna… ma i suoi genitori sono a conoscenza del tipo di rapporti che c’è
tra lei e l’altro ragazzo?
- Che intende ispettore?
- Andrea non vive nella stanza
che voi mi avete indicato ma nella stanza grande, quella col letto
matrimoniale, questo è evidente…
- Dice se i miei sanno che io e
Andrea siamo una coppia gay?
- Sì, esattamente.
- Sì, lo sanno perfettamente e
loro Andrea lo conoscono bene e gli vogliono bene.
- E ci sono altre persone che lo
sanno?
- No, nessuno.
- Lei sa se Andrea frequentava
strani giri del mondo gay?
- No, non li frequentava affatto…
- Ma secondo lei che ragione può
avere avuto per andarsene via di notte senza avvisare? È sicuro che non avevate
avuto nessun diverbio nei giorni scorsi?
- No, glielo giuro, proprio
niente, anzi ieri sera siamo stati a parlare insieme fino quasi alle quattro e
siamo stati benissimo, ci vogliamo bene veramente, lo so che è strano da
credere ma è così…
- Non è strano da credere, quello
che è strano è che se ci si vuole bene veramente non si decide di andarsene di
casa senza dire niente a nessuno…
- Ma Andrea è anche un ragazzo un
po’ strano…
- In che senso?
- Certe volte è un po’ depresso,
ieri notte mi diceva che pensava che non sarebbe stato mai veramente felice, penso
che abbia fatto una vita spaventosa, la famiglia non lo ha mai voluto e lui con
i miei ha sempre avuto un rapporto come se fossero i suoi genitori veri, i miei
poi lo adorano e in effetti non è possibile non volergli bene perché è uno come
si deve, certe volte un po’ malinconico e un po’ depresso ma uno vero, uno
serio, che quando ti vuole bene è capace di fare per te qualsiasi cosa, quello
che temo è che possa avere avuto i cinque minuti di depressione brutta… ma in
genere anche di queste cose… insomma se ne libera abbastanza bene…
- Ho capito, adesso torniamo a
casa e trascriviamo tutti i dati… però io credo che Andrea tornerà… ma lei
crede veramente che non ci possano essere pericoli esterni? Brutte compagnie,
debiti, droga? Droga pare di no… ma non si sa mai…
- No, ispettore, tutte queste
cose non c’entrano affatto… ma lei pensa che sia presto per una denuncia di
sparizione?
- Sì, penso che sia prematuro, io
sono in ufficio anche stasera fino alle venti, possiamo fare una cosa, se non è
rientrato per le 19.00 mi potete chiamare e formalizziamo tutto, sempre se lo
credete opportuno… se no avviamo tutto subito… però… insomma nella sostanza
pericoli come rapimenti, droga, delinquenza e cose simili non ce ne sono… la
cosa non mi sembra molto pericolosa per se stessa…
- Va bene ispettore, restiamo
così, la chiamo senz’altro dopo le 19.00.
- Va bene, adesso torniamo su.
Tornarono nella stanza dove Rocco
e Rosa li aspettavano con ansia.
- Allora signori, io ho tutte le
informazioni necessarie, siamo d’accordo con vostro figlio che ci risentiremo dopo
le 19.00, ma io ho buoni motivi per pensare che Andrea ritornerà… vedrete che
ritornerà.
- Grazie, ispettore, grazie!
- Dovere! E state tranquilli,
vedrete che si risolverà!
Era ormai quasi l’una, Rocco,
Rosa e Marco erano seduti in salotto e cercavano di darsi coraggio a vicenda,
ogni cinque minuti Rosa si affacciava al balcone e guardava la strada molti
metri sotto di lei per cercare di scorgere la figura di Andy, ma non se ne
vedeva traccia, Marco aveva gli occhi rossi, il silenzio era pesante e
l’angoscia montava, non sapevano più che cosa fare e che cosa sperare,
parlavano a frasi smozzicate, declinavano la loro fiducia nelle forze
dell’ordine, la loro speranza nel buon senso di Andy e nel fatto che Andy a loro
non avrebbe certo dato un brutto dispiacere, si dicevano che Andy avrebbe
potuto magari avere un incidente ma deprecavano l’eventualità, erano
terrorizzati dal passare dal tempo, Rocco raccontò a Rosa dell’ispettore Nesti
e di quello che aveva fatto davanti all’ascensore, disse che era stato di una
discrezione squisita, Marco raccontò per filo e per segno quanto era avvenuto
nel dialogo nella macchina della polizia, con tutto questo riuscirono ad andare
avanti qualche altro minuto, poco dopo le quattro Rosa tornò ad affacciarsi al
balcone ed ebbe un sussulto.
- È Andy, sta venendo! Marco,
Rocco! Eccolo! È lui! È Lui!
Respirava a larghi respiri, come
per riprendersi dai momenti in cui si era sentita mancare il respiro. Marco
corse al balcone.
- È Andy! Papà è lui!
Si abbracciarono strettissimi,
Marco si precipitò giù con l’ascensore per abbracciare Andy appena entrato nel
portone.
- Andy!
Lo strinse strettissimo.
- Mannaggia, me ne hai fatto
prendere di spavento! Dai vieni su! Papà e mamma stanno in angoscia… Andy!
Sorridi!
Andy fece un sorriso come per
scusarsi.
- Marco io certe volte non mi
regolo proprio, mannaggia, mi sa che questa volta l’ho fatta proprio grossa…
- Su, su, adesso a casa ma tu sei
stanco morto... dai, dai… dopo si parla adesso ci si abbraccia!
Andy rimase senza parole, quando
entrò in casa lo abbracciarono e lo baciarono come se fosse risuscitato, poi lo
fecero sedere sul divano, Rosa preparò il caffè, poi Marco si ricordò
dell’ispettore Nesti.
- Andy, adesso ti dobbiamo dire
una cosa…
- Che cosa?
- Una cosa un po’ complicata… noi
abbiamo denunciato la tua sparizione alla polizia…
- Oddio che casino ho combinato!
- Adesso dobbiamo andare subito
alla polizia se no peggioriamo le cose, aspetta, vedo se c’è l’ispettore.
Pronto, ispettore Nesti, sono quel ragazzo di stamattina, Andrea è tornato a
casa!
- Benissimo! È una bellissima
notizia, però dovete venire qui e dobbiamo mettere un po’ di cose a posto… vi
aspetto.
- Veniamo subito?
- Sì, prima è meglio è!
- Grazie, ispettore, a fra poco.
Rocco li accompagnò al
commissariato ma aspettò fuori, Andy e Marco salirono dall’ispettore che li
fece accomodare in un salottino separato, dove non c’era nessuno.
- Ispettore, questo è Andrea, è
tornato!
- Accomodatevi, ho bisogno di
fare quattro chiacchiere con voi e soprattutto con lei, Andrea, ma prima di
tutto mi spiega perché se ne è andato di casa di notte senza avvisare nessuno?
Lei deve stare attento a quello che fa, non può mettere il mondo a soqquadro e
fare come se non fosse successo niente, adesso tutto è finito bene ma la
polizia deve pensare alle cose serie, questo è procurato allarme e a parte la
polizia lei ha fatto stare in angoscia il suo amico e i suoi genitori e questo
non è giusto e adesso mi deve spiegare perché lo ha fatto.
- Ispettore io ho fatto un casino
infernale ma non me ne sono nemmeno reso conto, stamattina mi sembrava… non lo
so, non so che dire…
- Ma che è andato a fare? Dove è
andato?
- Sono andato in giro per la
città, a piedi, non ho incontrato nessuno, io non conosco nessuno, le giuro io
non pensavo che sarebbe successo tutto questo casino.
Andy aveva gli occhi rossi,
l’ispettore se ne accorse.
- Le va bene perché la denuncia
sta ancora sul mio tavolo ma lei pensi che per la sua bravata avremmo potuto
mettere in allarme una marea di gente che dovrebbe pensare a cose più serie che
andare cercando persone che hanno i cinque minuti di malinconia e a quello che
fanno agli altri con i loro comportamenti non ci pensano proprio.
Marco intervenne a difesa di
Andy.
- Ispettore forse siamo stati noi
troppo frettolosi a rivolgerci alla polizia…
- No, voi avete fatto quello che
andava fatto, è lui che ha fatto quello che non andava fatto… comunque adesso è
finita… e mi permetta ancora una cosa… ma perché se ne è andato? Stava male col
suo amico?
- No, anzi! … Marco, che faccio,
glielo dico?
- Andy, lo sa già, lo ha capito
da solo!
- Guardi ispettore, se non
fossero stati Marco e la sua famiglia io non so che fine avrei fatto, noi ci
stiamo costruendo un futuro e per noi non è facile…
- Mi permetta una cosa… lei deve
capire che questo signore e i suoi genitori le vogliono bene veramente e lei
non si deve permettere di metterli in crisi in nessun modo… adesso deve
scusarmi perché sono andato un po’ oltre la mia funzione… lo prendete un caffè?
- No, grazie, mi sento
eccitatissimo!
- Allora un succo di frutta…
L’ispettore ordinò tre succhi di
frutta, nell’attesa continuarono a parlare ma con qualche difficoltà, Andy si
sentiva uno stupido e stava zitto in disparte, ma l’ispettore cercò di coinvolgerlo.
- Andrea, su, non stia sempre
zitto.
- Veramente non so che dire, lo
so che ho combinato un casino!
- No! Non è un casino tanto
grosso, anzi non è per niente un casino… certo ci poteva diventare ma non è
successo… ma adesso deve pensare ad altro, Marco mi ha detto che state
studiando giurisprudenza, a che punto siete?
- Andy si lasciò coinvolgere
nella conversazione, l’ispettore lo lasciava parlare e lo ascoltava
attentamente, poi Andy, dopo avere notato che l’ispettore portava la fede, si
azzardò a fargli una domanda.
- Lei è sposato, ispettore?
- Sì, da più di dieci anni e ho
due bambini di sei e quattro anni.
- Perché ho notato che nei nostri
riguardi ha avuto molta discrezione.
- Io ho degli amici gay che sono
persone che stimo e che amo… e penso che voi siete già molto fortunati perché
siete in due, quelli che stanno veramente male sono quelli che restano soli, è
vero che possono avere lo stesso tanti amici anche etero ma non è esattamente
la stessa cosa e poi il fatto che i genitori di Marco lo sappiano e lo
accettino è veramente una cosa eccezionale… comunque adesso prendetevi il succo
di frutta e poi andatevene a casa, ecco, questo è il mio numero dell’ufficio,
quello di casa ve lo scrivo qui sotto, per qualsiasi cosa… ma speriamo che non
ce ne sia mai bisogno e se passate di qua fate un salto su, se ci sono ci
possiamo prendere un caffè… e a lei, Andrea… mi raccomando… non me lo metta in
crisi Marco… perché non se lo merita…
- Ho capito, ho capito… Mi
dispiace di avere provocato tutto questo casotto però a qualche cosa è servito.
- Allora, ispettore, ancora
grazie…
- Di nulla, è stato un piacere…
arrivederci…
Quando tornarono da Rocco che li
aspettava di sotto Andy e Marco erano radiosi, ma Rocco era preoccupato.
- Che è successo? Ci sono stati
problemi?
- No, papà, nessun problema, è
solo che l’ispettore mi ha tirato le orecchie e me le ha tirate forte, mi ha
detto in sostanza che sono un cretino…
- Non è vero, Andy, non ti ha
detto niente di simile…
- No, però mi ha detto che vi ho
fatto prendere uno spavento inutile e che poco ci è mancato che non ho messo in
subbuglio polizia e carabinieri…
- Andy, facciamo una cosa, mo’
andiamo a prendere Rosa e ve ne venite a casa nostra e ceniamo insieme… eh?
- Mi pare il meno che si possa
fare per cercare di metterci una pezza…
- Ma poi perché stanotte te ne
sei andato?
- Che ti devo dire, papà, mi sono
sentito solo, Marco dormiva, io non ci riuscivo, mi sentivo agitato…
- Ma abbiamo fatto qualche cosa
che ti ha dato fastidio? Non so, c’è stato qualche modo di fare di Marco che
non ti è piaciuto?
- No, papà, voi non c’entrate
niente, più di quello che fate non potreste fare e Marco resta a parlare con me
fino a notte alta praticamente tutti i giorni, che mi volete bene lo so, ma
forse dentro di me non ci potete entrare nemmeno così, certe volte mi sento
solo lo stesso…
- Andy, noi ti vogliamo bene,
oggi ci hai fatto prendere un accidente a tutti e tre e ce l’hai fatto pigliare
proprio brutto, Rosa s’era messa a piangere come una bambina, a Marco pure ogni
tanto gli scappava una lacrimuccia e non sapeva dove sbattere la testa, io
dovevo cercare di tenerli tranquilli ma un accidente l’hai fatto prendere pure
a me… ma adesso cambiamo discorso, mo’ siamo arrivati… io vi aspetto qua e voi
andate su, prendete mamma e scendete subito e ce ne andiamo a casa nostra, su,
svelti.
Rosa era stata avvisata via
cellulare ed era già pronta, scesero in un minuto, erano ormai quasi le sei, in
macchina Andy era silenzioso, Rocco cercò di farlo parlare ma senza successo.
- Andy, mo’ ti fai una bella
mangiata, noi avevamo già preparato tutto… sarai stanco, no?
Andy non rispondeva.
- Mo’ statti un po’ tranquillo
che una giornata agitata l’hai avuta anche tu e forse pure peggio della nostra,
a casa vi potete mettere comodi, Andy se vuoi ti puoi fare una bella doccia e
così ci rilassiamo un po’ tutti quanti.
Andy continuava a stare zitto,
dentro di sé stava rimuginando, si sentiva un po’ stupido, un po’ fuori posto,
in sostanza un po’ spaesato, come nei primi periodi in cui aveva incontrato
Rocco e Rosa, rimaneva in silenzio perché non aveva che dire e tutti quei
tentativi di coinvolgerlo lo facevano sentire ancora più a disagio, poi Marco
gli passò un braccio sopra la spalla, Andy gradì moltissimo quel gesto e chinò
la testa sulla spalla di Marco, Marco con l’altra mano gli strinse forte la
mano sinistra e Andy si strofinò sulla spalla di Marco quasi con un gesto di
riconoscenza, poi Marco intervenne.
- Papà, scusa, ti vorrei dire una
cosa, Andy non ha la faccia di dirtela, ma adesso noi vorremmo stare un po’ da
soli a casa nostra…
- E be’, e allora vi riportiamo
alla piccionaia, che problema c’è… Andy, tu devi parlare liberamente,
l’importante è che stai bene tu…
Ma Andy anche in questo caso non
rispose e continuò a rimanere in silenzio finché non arrivarono, alla
piccionaia, Rocco e Rosa salutarono in modo molto rapido senza aggiungere
parole inutili e Marco e Andy salirono a casa.
Appena chiusa la porta Marco
abbraccio Andy strettissimo ma Andy era totalmente passivo, Marco avrebbe
voluto un sorriso ma il sorriso non ci fu. Marco ebbe il terrore che tra loro
il feeling iniziale potesse essersi interrotto, Andy andò a sedersi sul divano
e Marco preparò il caffè e glielo portò con qualche biscotto, Andy non era
nemmeno andato in cucina, Marco posò il caffè sul tavolino ma Andy lo lasciò
lì, non per dispetto o per fare un gesto eclatante ma perché si sentiva quasi
un estraneo, si sentiva strano, assorto, passivo, lontano, in un mondo tutto
suo e impenetrabile. Marco era incerto, non sapeva come comportarsi.
- Birillo, come stai?
Ma Andy non rispondeva.
- Sei stanco? Vuoi riposare?
Andy fece cenno di non con il
capo. Marco andò a sedersi vicino a lui, spalla a spalla, Andy si appoggiò a
lui come aveva fatto in macchina, Marco appoggiò il suo capo sul capo di Andy,
poi Andy gli prese la mano ma non la strinse forte, era come se volesse
racchiudere la sua mano nella mano di Marco, come se ne ricercasse il calore,
Marco cominciò ad accarezzargli i capelli molto lentamente, senza dire una
parola, Andy si lasciava andare, si sentiva più confortato ma non si muoveva e
non parlava, piano piano gli si fecero gli occhi rossi, a un tratto Marco sentì
una lacrima cadere sulla sua mano, si voltò verso Andy, avrebbe voluto baciarlo
ma ebbe un istante di esitazione, poi si riprese.
- Andy… ti voglio bene…
Finalmente Andy rispose.
- Lo so, Cucciolo, lo so.
Andy si sporse un po’ in avanti e
si rannicchiò in grembo a Marco, Marco continuò ad accarezzargli i capelli in
silenzio, voleva che il suo amore si trasfondesse in Andy attraverso la
delicatezza del suo gesto e attraverso il suo silenzio, Andy era caldo, vivo,
sembrava un po’ più tranquillo, il loro contatto era costituito dalla loro
reciproca presenza. Marco provò una felicità enorme nel sentire il suo Andy
nelle sue braccia a anche Andy per un attimo almeno non si sentì solo. Marco
provava la sensazione della presenza fisica di Andy, si sentiva invaso dal
senso della sua presenza e nello stesso tempo caricato di una responsabilità
enorme, la felicità di Andy era nelle sue mani ed era una cosa preziosissima e
fragile nello stesso tempo, mai come in quei momenti Marco comprendeva di
essere veramente l’unica speranza di Andy e mai come in quei momenti desiderava
che Andy fosse totalmente felice perché quella sarebbe stata anche la felicità
di Marco. Per la seconda volta Marco osò ripetere la sua dichiarazione d’amore.
- Andy, ti voglio bene.
Andy gli rispose con una nota in
lieve crescendo.
- Lo so, Cucciolo, l’ho sempre
saputo.
Ma non aggiunse nulla, Marco
avrebbe voluto che Andy gli rispondesse: anch’io, ma questo non accadde. Andy
sentiva il calore di Marco che ormai lo invadeva e lo confortava, cominciava a
sentirsi nuovamente a casa sua, poi alzò lo sguardo verso Marco.
- Ti voglio bene, Cucciolo…
Marco lo strinse fortissimo e lo
baciò, il bacio fu molto tenero e molto coinvolgente.
- Cucciolo, ho fatto una assurda
fesse…
Marco non gli diede modo di
finire la frase e lo baciò di nuovo, quando si staccarono il discorso cambiò
tono.
- Lo vuoi il caffè?
Andy fece cenno di sì.
- Te lo riscaldo…
- No, stai qui…
Marco gli porse la tazzina e Andy
bevve il caffè.
- Cucciolo… l’ho fatta grossa…
- Birillo io vorrei solo che tu
fossi sereno, mi fa paura quando ho l’impressione di non potere entrare dentro
di te, allora mi sento impotente e penso che tante delle cose che stiamo
facendo insieme per te sono un po’ dei doveri… io non so come fare a farti
felice e non so nemmeno se è possibile…
- Ti ricordi… tanto tempo fa te
l’avevo detto che stare con me sarebbe stato difficile… Cucciolo io non ci
riesco ad essere felice veramente…
Marco non aspettò che Andy
finisse la frase e lo abbracciò strettissimo, Andy si lasciò scivolare sul
divano e Marco si mise accanto a lui dalla parte esterna, si guardarono in viso
e si abbracciarono stando distesi, Marco accomodò un cuscino sotto la testa sua
e sotto quella di Andy, i loro fiati si confondevano.
- Cucciolo… si sta bene così,
vicini vicini…
- Birillo, magari io per te non
posso fare molto ma io voglio stare con te, voglio cercare di renderti felice…
Birillo, un tuo sorriso per me è la felicità.
Andy sorrise per un attimo.
- Grazie Birillo!
- Ma non l’ho fatto per te… è che
adesso un po’ sono felice, un po’, però quel po’ esiste veramente… Cucciolo, ho
un po’ di freddo…
- Vuoi venire a letto?
- No, prendi una coperta e stiamo qui.
Marco si alzò prese la coperta e
tornò da Andy che non si era mosso di un millimetro, ripresero la stessa
posizione di prima, ma questa volta stavano un po’ più caldi.
- Cucciolo… ti voglio bene…
tanto… veramente… adesso lo capisco meglio, sto bene quando stiamo così… e poi
tu non mi hai rimproverato, non mi hai detto niente… io mi sono comportato come
un cretino…
- Birillo… cerca di stare un po’
zitto! Adesso godiamoceli questi minuti così, io stamattina quando tu non c’eri
mi sono messo a piangere come un ragazzino disperato… Birillo, io pensavo che
forse non ti avrei rivisto più, mi veniva il terrore, proprio il panico, lo
sconvolgimento fisico… ma il mio Birillo adesso è qui con me… Andy… che cosa
meravigliosa è poterti stare vicino… ma io ti farò felice, Birillo, vedrai… ci
riuscirò, io lo voglio sorridente il mio Birillo… Andy… che fai? No, non c’è
ragione di piangere… dai, stiamo qui, Andy la felicità è questa…
- Cucciolo… ma come fai a volere bene a uno come me?
- Ma che dici, Birillo? E dove lo
potrei trovare uno meglio?
- Ma tu dici che papà e mamma si
sono spaventati?
- Penso di sì e molto, loro hanno
i loro modi, magari stasera volevano cercare di tirarti su a loro modo e
avrebbero fatto di tutto per riuscirci, ti vogliono bene veramente… e come si
fa a non volerti bene?
- Dici che li dovrei chiamare?
- Te la senti, Birillo?
- Sì, perché no?
- Allora chiamali, che saranno
contenti è certo…
- E se ci andassimo adesso?
- Ti va, Birillo?
- Sì, credo di sì…
Andy prese il telefono e chiamò.
- Pronto mamma, sono Andy.
- Come stai Bello? Va un po’
meglio?
- Sì, va meglio… e se venissimo
adesso per cenare insieme?
- Venite, venite, sta già tutto
pronto!
- Ma non è che è un po’ presto?
- No, no, venite, venite, vi
aspettiamo, Andy senza pensarci due volte venite subito e basta… allora vi
aspettiamo, va bene?
- Va bene, allora a tra poco.
Si prepararono in fretta, Andy
aveva le scarpe un po’ impolverate.
- Siediti lì e dammi le scarpe.
- Perché?
- Non ti preoccupare e fidati.
- Andy si sedette sul divano e si
sfilò le scarpe, Marco le prese e se le portò in bagno dopo tre minuti ritornò
con le scarpe lucidate.
- Ma le potevo pulire io…
- No! Le scarpe te le pulisco io…
va bene?
- Va be’…
Scesero in strada, non spesero
molte parole ma provavano entrambi la felicità di essere in due, Rosa li
aspettava alla finestra e li salutò con ampi gesti, in casa tutto aveva un’aria
familiare, Rosa era in vestaglia, quella di tutti i giorni, la tovaglia era
pulita ma non era la tovaglia delle grandi occasioni, anche i piatti erano
quelli di tutti i giorni e le posate non erano quelle del servizio d’argento,
ma tutto era apparecchiato a puntino. Rocco accolse Andy come il figliol
prodigo.
- Vieni vieni, che bella cosa che
ci hai fatto, mo’ sediamoci un po’ in salotto mentre Rosa finisce di preparare…
te lo do’ mezzo bicchiere di vino?
- No, papà, magari mi piacerebbe
un piattino di quelle cose sfiziose che fai tu… che dici? Si può fare?
- Sì, sì, mo’ vado e vedi che ti
porto.
Rocco prese d’assalto la dispensa
e aprì tanti di quei barattoli che poi non avrebbe nemmeno potuto consumare e
si presentò a Andy con un piattino ricchissimo: dai pomodori secchi alle olive,
dal pecorino romano al prosciutto, a qualche fetta di soppressata e poi
zucchine, melanzane e funghetti.
Andy si era tolto le scarpe e si
era seduto sul divano a gambe incrociate, Rocco gli porse un tovagliolo e il
piatto senza forchetta ma con uno stecchino. Andy sembrava contento, almeno
distratto, aveva gradito molto il clima più familiare col quale era stato
accolto e il fatto che nessuno parlasse della sua fuga notturna.
Rosa si presentò con un tegame di
fettuccine fumanti e con tanto parmigiano, il primo piatto fu per Andy.
- Dai, mangia, mangia, che aspetti?
Dai che si fredda tutto…
Fu Rocco a tirare fuori
l’argomento centrale.
- Andy… lo sai che ce l’hai fatto
pigliare un bello spavento… mo’ è passata ma noi ti vogliamo bene e certe paure
non ce le devi fare prendere… noi siamo due vecchierelli e certe cose ci
possono fare pure male… zitto! Zitto! Non devi dire niente, basta, argomento
chiuso però una cosa ce la devi dire: che possiamo fare noi per farti stare un
poco meglio?
- Più di così, credo che non si
possa fare proprio niente… sono io che non ho tutte le rotelle a posto…
- No, Andy, tu le rotelle ce le
hai tutte al posto giusto, tu ne devi avere passate di tutti i colori e a stare
sereno come noi non ci sei abituato… ma tu lo sai, noi siamo qui per te e per
Marco e ti vogliamo bene, ma proprio tanto perché te lo meriti…
- Ma io certe volte faccio delle
stronzate come quella di stanotte…
- Andy, mo’ non la facciamo
troppo grossa, tu non hai ammazzato nessuno, era solo che non ti sentivi tanto
a tuo agio e te ne sei andato a fare una passeggiata…
- Sono andato a casa di mio padre
e l’ho visto uscire con la macchina, poi ho camminato tanto lungo la sponda del
Tevere, non a livello della strada, ma proprio sotto, sul bordo vicino
all’acqua e mi è pure venuto in tesata di lasciami cadere nell’acqua…
- Uh! Gesù benedetto! Andy! Ma
perché?
- No, mamma, non ti preoccupare,
io sono un vigliacco e un gesto simile non lo farei mai perché non ne ho il
coraggio… però mi è venuto in mente perché tanto a questo mondo che ci sto a
fare? Io posso solo rompere le scatole a qualcuno e dare fastidio…
- Ma che dici, Bello? Ma quando
mai! E che ci vuoi mettere in croce a tutti quanti? Ma tu lo capisci quello che
stai dicendo? Andy, mo’ mi fai arrabbiare…
- No, io mi sento inutile
veramente, penso che non sarò mai felice… lo penso veramente…
- Mo’ senti a papà io non ti
voglio fare la predica, sei grande e ragioni molto meglio di me però una cosa
te la devo dire, Andy tu non devi bestemmiare contro la vita! La vita non si
butta via! No! Tu con la tua vita puoi fare tante cose buone, puoi fare del
bene al prossimo, puoi cercare di volere bene a quelli che hai intorno, la vita
la puoi spendere in un modo serio anche a vantaggio del tuo prossimo, o almeno
delle persone alle quali vuoi bene, figlio mio, tu puoi essere felice in un
solo modo, quando la vita la spendi per gli altri, quando la spendi per cercare
di fare stare meglio quelli che ti stanno vicino, se tu vai cercare la tua
felicità è sicuro che non la troverai mai perché la felicità tua se non è anche
la felicità di qualche altro non serve a niente è solo una forma di egoismo…
Andy, tu non devi cercare la felicità tua ma quella di chi ti sta vicino,
allora troverai anche la tua, io sono un ignorante e non so tutte le cose che
sapete voi, ma un po’ di esperienza di questo mondo ce l’ho e quelle volte che
sono stato felice è stato perché non ho pensato a me stesso… hai capito Andy!
- Papà, io non sono capace di
volere bene alle persone…
- Andy! Figlio mio, ma se non sei
capace tu gli altri si dovrebbero sparare! Ma tu non lo vedi che ti vogliamo
bene e questo perché è successo? È successo perché tu hai voluto bene a noi,
noi l’abbiamo sentito subito…
- Mh! Be’ però non è facile da
capire…
- Andy, figlio mio, ma non si va
in paradiso in carrozza, non ti pensare che la felicità ti è dovuta, te la devi
conquistare e non è facile per niente… Andy essere un uomo significa non farsi
distruggere da niente, certo per Marco è stata più facile che per te, ma tu
devi pensare che tu puoi fare tante cose buone per tanti ragazzi come te e pure
per tanti vecchietti come noi, tu devi lavorare per il futuro, per le persone
che ancora non conosci e che potrebbero avere bisogno di Andy, ma non per farsi
buttare giù ancora di più, no! Per tornare a galla quando ti sembra che stai
per affogare e tu hai tanta sensibilità che puoi fare delle cose ottime, e le
devi fare, la vita ha un senso per questo… Adesso scusami se ho parlato troppo…
e poi un’altra cosa: con l’idea della morte non si scherza, la morte è un
mistero che sta in mano a Dio, è una cosa terribilmente seria, io l’ho vista la
gente che doveva morire ma quelli non se lo sognavano nemmeno di bestemmiare
contro la vita. Andy tu devi studiare, devi trovare una soddisfazione
professionale, per te, per Marco e anche per noi, voi siete giovani a la vita
l’avete tutta davanti a voi, è adesso che dovete costruire per avere una vita
di serenità… che pensi, Andy?
- Sto pensando a quello che hai
detto, forse queste cose prima non me le aveva dette mai nessuno, almeno non
nello stesso modo…
Rosa intervenne per interrompere
l’imbarazzo di Andy.
- Andy, adesso se vuoi la trota
c’è, se no ci sono due fettine di fegato.
- Fatte come?
- Semplicemente in padella.
- Allora vada per il fegato.
- Marco, pure tu?
- Sì, pure io.
- La cena andò avanti
rapidamente, arrivarono al caffè, ormai i discorsi erano leggeri e Andy aveva
ricominciato a sentirsi a suo agio, Rocco avrebbe provato a proporre ai ragazzi
di rimanere lì a dormire ma Marco lo prevenne.
- Adesso, se non vi dispiace
sarebbe ora di tornare a casa che credo che Andy sia stanchissimo e pure io…
- Ecco, io ho preparato qualche
cosa che vi potete portare per domani, era già tutto pronto… va bene?
- Sì, mamma, va benissimo,
aspetta, quello dallo a Andy, io prendo questo… ecco.
- Allora, ciao Andy, Rocco passa
dopodomani a portarvi il pranzo e la volta appresso vengo io, così ci vediamo
più spesso. Ciao Bello, e stai contento che tu per noi sei il centro del mondo,
ciao Marco e adesso per la strada state attenti e andate piano, quando arrivate
ce lo fate uno squillo, così, senza rispondere…
- Ok, mamma non ti preoccupare,
ciao papà.
- Ciao Andy e mi raccomando cerca
di stare bene che a te non ti manca niente e devi fare tante cose buone, ciao
Marco e non correte.
- Ciao…
Rocco e Rosa si affacciarono alla
finestra e continuarono a salutare finché i ragazzi non ebbero girato l’angolo.
In macchina Andy aveva un aspetto sfinito.
- Come stai Birillo?
- Be’, un po’ a pezzi per tante
cose però non c’è male e poi sto pensando alle cose che mi ha detto papà, in
effetti sono belle, non so se sono proprio a misura mia ma sono cose belle…
Cucciolo io dal mio punto di vista della giornata di oggi sono contento,
secondo me il bilancio è piuttosto positivo…
- Anche secondo me… magari non
abbiamo studiato, ma da un punto di vista sostanziale tutto quello che è
successo è stato utile eccome, adesso mi sento di nuovo innamorato cotto di
Andy, veramente Birillo, mi sento proprio una certa frenesia, ti mangerei a
mozzichi, no, a forza di baci!
- Veramente Cucciolo?
- Veramente sì!
- Ma tu pensi che io ti voglio
bene?
- Sì, Birillo, non ne ho il
minimo dubbio, ma nemmeno piccolissimo…
- Cucciolo…
- Che c’è?
- No, niente, una cosa stupida…
- No, non è vero, quando tu fai
così è una cosa importante che non vuoi dire, ma adesso me la devi dire, non ne
puoi fare a meno…
- Cucciolo, ma tu faresti l’amore
con me stanotte?
- No, non io farei, ma io farò
l’amore con te stanotte e proprio stanotte perché è una cosa che ci vuole per
tutti e due…
- Mannaggia Cucciolo… che bello!
Già, però una cosa tenera, come piace a me…
- No, una cosa tenera come piace
a noi!
- E va bene, come piace a noi…
Cucciolo… mh! Adesso ricomunico a pensare al sesso, è strano, prima mi sembrava
una cosa un po’ strana pensarci ma adesso mi torna per la testa…
- Andy… ma perché stamattina non
mi hai svegliato?
- … Non lo so, Cucciolo, non lo
so proprio, lo so che sarebbe stata la cosa più ovvia, ma io quando mi sento
solo mi isolo totalmente e poi pensavo che non mi avresti capito, non lo so, mi
chiedevo che cosa avresti pensato… ma poi, no… non mi sono chiesto proprio
niente, tu dormivi e mi è sembrato che tu non mi volessi ascoltare, avevo pure
cercato di fare rumore per farti svegliare ma tu non ti sei svegliato…
Cucciolo, ma perché me lo chiedi? Non mi mettere in difficoltà…
- Ma io non ti voglio mettere in
difficoltà, io vorrei sapere che cosa posso fare per farti stare meglio…
- Ma non puoi fare nulla… tanto
io a stare meglio… no, lasciamo perdere, se no è sempre la solita solfa e se ci
fosse papà mi direbbe che non devo bestemmiare contro la vita e forse avrebbe
ragione… niente, lasciamo perdere… va tutto bene…
- Mi stai prendendo in giro
Birillo?
- No, in fondo va tutto bene
veramente, basterebbe convincersene, in fondo che cosa ci manca, lo so pure io
che non mi manca nulla, … è vero, è così e forse farei veramente meglio a
cambiare prospettiva e a cominciare a guardare al concreto, proprio come dice
papà, a noi non ci regala niente nessuno, Cucciolo, io lo so che quello che
dice papà è vero, ne sono pure convinto … però a fare qualche cosa di buono non
ci sono mai riuscito…
- Andy, se non ci sei riuscito
tu… Birillo, ma che dici? … aspetta che arriviamo a casa!
Andy abbozzò un mezzo sorriso,
poi, dopo qualche minuto di silenzio tornò sull’argomento.
- Cucciolo, mi sa che mi sono
passate le fantasie, quando saliamo a casa è meglio che ci mettiamo a studiare…
- Perché? Birillo, ma ti gira
male?
- No, è che non ti voglio… no,
aspetta, ricomincio da capo, è che non dobbiamo perdere tempo, stasera
bisognerebbe studiare un po’ perché abbiamo perso tutta la giornata…
- Questo è vero, ma è già tardi…
però è sicuro che il motivo è solo questo?
- Sì, Cucciolo, è solo questo,
fare l’amore con te mi piacerebbe, ma lo facciamo domani sera se riusciamo a
recuperare tutto il tempo perso… o ti dispiace? Io sono disposto a fare quello
che vuoi tu in ogni caso…
- Sta bene come hai detto tu,
stasera si studia, Birillo quando siamo a casa tu prepari per lo studio e io
faccio il caffè perché mi sa che ce ne sarà bisogno.
- A che pagina dovevamo arrivare
oggi?
- Mi pare 550, sì, 550.
- E a che pagina siamo?
- Mi pare 455, sì 455.
- Allora, Cucciolo, stasera fino
a 505… almeno ci proviamo.
- Ok, 505.
Arrivarono a casa, Andy andò
automaticamente a preparare i libri e la stanza e Marco mise su la macchinetta
del caffè, dopo pochissimi minuti erano al tavolo da lavoro. Andy avviò la
lettura.
- Dai, leggo io, tu pronto col
registratore… allora. Nell’ambito delle problematiche giuspubblicistiche…
Andy leggeva con enfasi, ogni
tanto si alzava, quasi recitando, Marco era felice di vederlo di nuovo nella sua
parte. Il discorso non era semplicissimo.
- Cucciolo, il codice, art. 435.
- …Chiunque con inganno o
raggiro…
Andy fece cenno a Marco che era
ora di darsi il cambio nella lettura ma non si interruppe per questo, Marco si
sedette vicino a Andy e continuò a leggere dall’inizio del capitolo successivo
e Andy passò al controllo del registratore, Marco fece cenno col dito che
necessitava il codice.
- Articolo 460.
- Chiunque in stato di…
Non guardarono mai l’orologio,
Marco era nuovamente incantato del suo Andy, andavano all’unisono come due
concertisti esperti, non ci fu un attimo di caduta di attenzione e lo
scambiarsi le parti e gli interventi per la lettura degli articoli del codice
mantennero il clima operativo e collaborativo al massimo grado, la lettura dei
riferimenti al codice diventava sempre più recitata e il testo in fondo non
aggiungeva molto a quello che era già contenuto nel codice, i minuti passavano
velocemente, passò la mezzanotte, poi l’una, le due, alle due e venticinque
Andy alzò ancora il tono della lettura per sottolineare che erano ormai alla
fine di quanto programmato e Marco spense il registratore con un gesto di
estrema soddisfazione.
- Wow, Cucciolo, ce l’abbiamo
fatta! È stata un’ammazzata ma ce l’abbiamo fatta… Cucciolo, così la giornata
di oggi l’abbiamo persa solo per metà…
Andy si alzò e con un sorriso un
po’ birichino si diresse verso Marco.
- Birillo, quando mi guardi così
tu pensi a una cosa sola…
- Sì, sì, sì, sì, hai capito
benissimo…
Gli si buttò addosso e cominciò
ad abbracciarlo e a toccarlo in modo molto scopertamente sessuale.
- Cucciolo! Mannaggia come sei
bello, me lo ero quasi dimenticato, tutto morbido, tutto tenero, tutto caldo
caldo…
- Marco sentiva di nuovo il suo
Andy, quello del quale si era innamorato e non fece alcun commento, strinse
Andy fortissimo e lo rovesciò sul divano, poi lo coprì di bacetti sul viso e
sul collo, Andy si schermiva blandamente poi lo prese in braccio e lo portò in
camera da letto. Andy mentre era in braccio a Marco gli disse in un orecchio.
- Però piano, Cucciolo, qui sono
le tre di notte e non possiamo fare troppo rumore.
Marco mise Andy sul letto, spense
la luce grande e accese quella piccola sul comodino, poi si girò a baciare Andy
senza dire una parola, gli passò le mani tra i capelli più e più volte, poi lo
baciò sul collo mentre lo teneva abbracciato, Andy era completamente rilassato
non passivo ma totalmente abbandonato come uno che si affida totalmente perché
si sente a suo agio, Marco voleva spogliare Andy ma in questo non voleva
assumere assolutamente la parte del dominatore, si staccò da Andy, si sfilò la
camicia poi accennò a sfilarsi i pantaloni ma Andy lo interruppe.
- Faccio io, Cucciolo…
Marco rimase in piedi e Andy gli
sfibbiò i pantaloni poi glieli fece scivolare alle caviglie e Marco ne uscì
fuori, poi Marco sfilò i jeans di Andy, erano entrambi in slip ed entrarono
insieme nel letto.
- Ti ricordi Cucciolo quando
facevo il sommergibile che si immerge sottocoperta…
- Sì che mi ricordo!
- Scendevo giù così…
Andy scese sotto il lenzuolo,
sfilò gli slip di Marco e lo abbracciò ai fianchi.
- Bello, Cucciolo, me ne ero
quasi dimenticato… certo che a 24 anni sei ancora bellissimo, tutto morbido,
hai una pelle splendida, liscia liscia, senza una irregolarità, niente…
Marco si mosse e anche lui, scese
sotto il lenzuolo, per un attimo fecero un po’ di lotta rituale, poi Andy
lasciò che Marco gli sfilasse gli slip. Avevano ritrovato una forma di
complicità che sembravano avere perduto da tantissimo tempo. Marco, senza
dirlo, pensò che il sesso è una componente importantissima della vita di
coppia, non è un problema di gay o di etero, quando uno ti vuole sessualmente
vuol dire che ti vuole veramente, quando ti rifiuta sessualmente vuol dire che
non ti ama veramente. Rimasero a giocare tra loro, a toccarsi, a baciarsi, ad
abbracciarsi, poi si distesero uno vicino all’altro e si portarono
reciprocamente all’orgasmo. Fu un’esperienza esaltante. Rimasero abbracciati
per parecchi minuti, poi quando ormai avevano perso l’erezione andarono a
sciacquarsi e tornarono a letto.
- Cucciolo! Che cosa
meravigliosa! Mi sento felice… sì, proprio… forse è questo che mi ci mancava,
Cucciolo, io di queste cose ne ho bisogno…
- E io? E tu pensa che ne abbiamo
fatto a meno tante volte, certo che siamo proprio stupidi… era una cosa così
semplice e sembrava una cosa impossibile…
- Cuuucciolo! Adesso ce ne stiamo
abbracciati finché ci addormentiamo, domani ci dobbiamo alzare preso perché
dobbiamo recuperare le altre cinquanta pagine…
- Senti Birillo, se per caso
stanotte ti svegli e ti viene in mente di andare a fare una passeggiata…
chiamami! … Ahi! …Ma che fai?
- Quando fai così un calcio nelle
palle te lo meriti proprio!
Andy assalì Marco a schiaffi e
pugni, ma in modo molto giocoso e finirono di nuovo abbracciati.
- Adesso non ti mollo finché non
ti addormenti! Così impari!
- Va be’, Birillo, tanto qui
comandi tu perché ce l’hai più grosso!
- Be’ questo lo puoi dire perché
è vero!
- Bum! Adesso l’hai sparata
grossa!
- Misuriamo?
- Dai!
- Lo vedi, il mio è più grosso!
Tu ce l’hai da ragazzino! Insomma… da ragazzino cresciuto… ma a me mi
chiamavano Birillo! A te solo Cucciolo!
- Va be’, va’, però cerca di
stare attento alle ragazze tu!
- Canta, canta, tu, che potrebbe
pure essere!
Questa volta Marco saltò addosso
ad Andy e lo abbracciò strettissimo.
- Se ti becco con una ragazza te
lo stacco a mozzichi e ci faccio un trofeo!
- Cucciolo…
- Che c’è?
- Mi vuoi bene?
- No!
- Nemmeno io! Notte Cucciolo!
- Notte Birillo!
- Cucciolo…
- Che c’è?
- Lo sai che sto bene con te…
Marco si voltò verso Andy e lo baciò lievemente.
- Certo che lo so.
- Ma tu pensi che ci siano tanti
ragazzi come noi?
- In che senso?
- Cioè tanti ragazzi come si deve
che vivono un po’ le stesse cose che abbiamo passato noi, magari in un altro
modo…
- E che significa ragazzi come si
deve?
- Non montati, non maniaci di
cose stupide, non illusi di essere chissà chi, cioè ragazzi che cercano un
equilibrio affettivo come abbiamo fatto noi…
- Ma tu dici anche che lo hanno
trovato come lo abbiamo trovato noi?
- No, solo che lo cercano… però
parlo di ragazzi gay…
- Be’, Birillo, di bravi ragazzi
sicuramente ce ne sono milioni, però proviamo a pensarci, i gay sono circa
l’otto per cento della popolazione, tra ragazzi e ragazze, prescindendo
dall’età, cioè tutti, compresi quelli di novant’anni, … comunque ho letto su
una rivista di statistica che più o meno alla nostra età, un intervallo di età
di un anno corrisponde all’1,4% della popolazione, quindi se consideriamo i
ragazzi tra i 16 e i 25, no facciamo tra i 16 e i 30 anni, se no stiamo troppo
vicini ai limiti, l’intervallo di età è di quattordici anni, dunque 14 per 14
fa 196, facciamo 200, arrotondando per eccesso, sono poco meno del 20% della
popolazione, la metà sono ragazze, i ragazzi tra i 16 e i 30 anni sono poco
meno del 10% della popolazione, se è gay l’otto per cento siamo ad una media
dello 0,8% del totale, che sarebbero tutti i ragazzi gay da 16 a 30 anni,
adesso tra questi una buona fetta di ragazzi plagiati dalle famiglie, montati a
vario titolo, aggressivi, presuntuosi, ecc. ecc. ci sarà certamente, ammettiamo
che siano una metà, resta lo 0,4% della popolazione, diamo per ipotesi che Roma
abbia tre milioni di abitanti, l’uno per cento sarebbero trentamila, lo 0,4%
sono circa dodicimila ragazzi gay di tipo nostro su una città di tre milioni di
abitanti, più o meno il conto è questo, con tutte le approssimazioni del caso.
- Mannaggia, Cucciolo, sono
tantissimi…
- No, Birillo, sono pochissimi,
fatti un conto rapido su una scuola di mille ragazzi, l’8% sono 80, 40 sono
ragazze, dei 40 ragazzi 20 hanno altre idee per la testa e comunque ragionano
diversamente da noi, ne restano 20, mille studenti se si conta una classe in
media di 25 sono 40 classi, in media c’è una ragazzo gay per classe e una
ragazza lesbica per classe, circa la metà non se ne rendono perfettamente conto
o fanno finta di non capire, o semplicemente non possono o se hanno capito
cercano cose diverse da quelle che cerchiamo noi, ci sono pure quelli che si
credono un caso patologico, sembra assurdo ma ci sono, di quelli che possono
interessare a noi ce ne è in media uno ogni due classi, in una classe
totalmente maschile ce ne è in media uno per classe, ma adesso tutte le classi
sono miste… e poi Birillo quel senso di smarrimento e di mancanza di
riferimenti l’hai provato pure tu, l’ho provato pure io… altro che tanti, siamo
pochi, questa è la verità… e poi, Birillo, a parte il numero c’è il fatto che
anche quei pochi che ci sono fanno di tutto per nascondersi… Birillo, ma tu
quanti compagni di scuola gay avevi individuato?
- Secondo me qualcuno l’avevo
individuato…
- Sì, ma secondo te… cioè tirando
a indovinare… quei dodicimila sono pochissimi, per riuscire ad aggregarsi
dovrebbero non avere paura, quelli che escono allo scoperto sono veramente una
percentuale minima, sono o quelli che non hanno niente da perdere perché sono
già sputtanati per qualche ragione o quelli che hanno tali livelli di
protezione sociale che si possono permettere di fare quello che vogliono, ma
quelli in genere non sono nemmeno ragazzi giovanissimi, è gente che lavora e
che ha tanti soldi, ma tu te lo immagini una ragazzo giovane gay che fa
l’operaio o peggio l’impiegato in qualche ufficio… se uscisse allo scoperto
sarebbe divorato dai pettegolezzi e uno deve pure sopravvivere… Birillo, la
fortuna che abbiamo avuto noi due è enorme è quasi più difficile che vincere la
lotteria, sono cose non rare ma uniche, la realtà è questa.
- È brutta questa cosa Cucciolo,
non mi piace per niente… e poi sai che penso… se l’essere gay fosse una cosa
presentata per quello che è credo che tanti ragazzi uscirebbero allo scoperto,
almeno parzialmente, ma c’è tutta la cosa della pornografia… insomma sembra che
gay significhi chissà quale perversione, io credo che tanti ragazzi abbiano
paura di una etichetta negativa e non della cosa in sé, tanto più se già sanno
di che si tratta… ti immagini se dopo che siamo diventati avvocati ci capitasse
di difendere un ragazzo gay in un processo perché è stato discriminato … mi ci
vorrei trovare in un processo simile, mi sentirei un leone, mi sembrerebbe di
battermi per una cosa giusta…
- E se ci capitasse di difendere
qualche morto di fame padre di famiglia perché lo hanno discriminato per
ragioni economiche?
- Be’ adesso mi metti in crisi…
be’ credo che mi ci metterei di impegno lo stesso, ma sarebbe un impegno morale
voluto, mentre quello per difendere un ragazzo gay sarebbe spontaneo…
- Tanto più se è un bel ragazzo…
uno dolce come piace a te…
- Be’, perché? Che c’è di male? E
poi credo che un ragazzo gay si troverebbe molto meglio con due avvocati come
noi che con due avvocati qualsiasi magari pure omofobi… e che gli spillano solo
i quattrini…
- Be’, va bene, … però tanto a
noi capiteranno tutte cause di parafanghi ammaccati e di ladri di polli, se ci
va bene, se no nemmeno quello…
- Ma perché? No! Ci capiteranno
le cose serie, vedrai tu se non ci capitano le cose serie… Notte Cucciolo…
- Note Birillo…
Andy si girò dalla sua parte del
letto e cercò di prendere sonno, cambiò posizione al cuscino, si agitò un bel
po’, cambiò di nuovo posizione, poi di nuovo sistemò il cuscino, finalmente si
girò verso Marco, che nel sentirlo rigirare ogni minuto non aveva preso sonno.
- Cucciolo… Ci pensi mai alla morte?
- Mh… no, non troppo spesso,
adesso penso alla laurea… a tante altre cose ma alla morte no… praticamente non
ci penso mai…
- Io invece ogni tanto ci penso,
ogni tanto mi torna in mente… ma è una cosa che uno non riesce a pensare, cioè
io cerco di pensarci ma non riesco ad immaginarmela, quando ero bambino mi
mettevo sul letto, disteso, fermo fermo, quella per me era la morte… va be’,
allora ero piccolo, poi piano piano le cose sono cambiate ma tante volte provo
a immaginarmela e non ci riseco, penso che sia come provare un dolore
intensissimo ma anche quello forse è solo un aspetto e forse non c’entra molto…
Cucciolo, è proprio l’idea dello spegnersi che mi fa paura… noi adesso siamo
giovani, stiamo bene e poi piano piano diventeremo vecchi, chissà che cosa
penseremo quando diventeremo vecchi… mi sa che allora penseremo di più alla
morte, Cucciolo, ma tu hai paura di morire?
- Birillo, che domande mi fai?
Non so che dire, probabilmente non penso mai seriamente a queste cose, non
riseco nemmeno a pensare una cosa che mi sembri seria su un argomento del
genere, quando mi sembra di essermi fatto una mia idea la prima cosa che mi
viene in mente è che è stupida e probabilmente è vero…
- Però lo vedi che ci pensi…
- Birillo, io realmente adesso
penso a vivere, al futuro nostro, a queste cose, le altre sono più grandi di
me, … se noi non posiamo nemmeno capire bene il senso del codice civile è
inutile che ci mettiamo a chiederci quale sia il senso della vita…
- Forse hai ragione, … papà ha
detto che è un mistero che sta in mano a Dio, l’espressione mi è piaciuta… ma
così, come immagine, in realtà non riseco a capire che senso preciso possa
avere…
- Andy, ma come fai a capire il
senso di certe cose? … Quando ti dicono che è un mistero significa che non si
possono capire…
- E allora sono solo parole?
- No, non lo so, può essere,
forse è solo un modo di dire che sono cose più grandi di noi… io di filosofia
non ne so nulla ma non credo proprio che la filosofia ti possa fare capire
certe cose, se ne può parlare… ma così, solo parlare, nella sostanza non se ne
sa niente, non ne sa proprio niente nessuno…
- Mh… lo sai, Cucciolo, tu sei un
mezzo scettico razionalista… io sono più romantico io non la finirei mai di
discutere di queste cose, mi piacciono proprio tanto, mi affascinano… mi sa che
se non avessi incontrato te magari sarei pure finito in qualche setta
esoterica…
- Sì! Ma lo so io di che setta si
sarebbe trattato! …
- Be’, c’è poco da ridere, anche
il sesso è una specie di culto…
- Sì, sì… mh, però… qui la
metafisica non c’entra affatto.
- Ma noi siamo fatti di anima e
corpo… il corpo esiste…
- Be’, di questo non avevo avuto
mai alcun dubbio, dell’anima non saprei dire… ma al corpo ci credo…
- Sì, ma il sesso non è solo una
questione fisica…
- E lo dici a me? Birillo, mi sa
che di questo sono stato sempre più convinto io di te…
- Sì, in un certo senso… va be’,
va’, Cucciolo, adesso dormiamo e non perdiamo altro tempo…
- Alleluia!
- Lo vedi che hai perso la
pazienza!
- No, non posso perdere la
pazienza con te! … Però ci sono andato vicino…
- Cucciolo, tu non mi prendi sul
serio…
- Dai, su, Andy… ma tu vuoi
essere coccolato anche con le parole…
- Sì…
- Questo l’avevo capito.
Marco si girò verso Andy e lo
abbracciò.
- Bella Cucciolo! Questo mi ci
voleva, tu lo sai sempre come zittirmi!
- Mh!
- Sto zitto, sto zitto! Però
restiamo abbracciati! Ci addormentiamo così… Cucciolo…
- Zitto!
- Sì…
Marco cominciò ad accarezzargli i
capelli.
- Bello, Cucciolo, così mi piace…
- Zitto, se no smetto!
- Sì, sì, … notte Cucciolo!
- Notte Birillo!
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