lunedì 18 giugno 2012

OMOSESSUALITA' E MORALE

In alcuni miei post precedenti, ho preso in considerazione la morale sessuale e in particolare quella attinente alla omosessualità secondo alcuni personaggi, come Burcardo vescovo di Worms, San Pier Damiani e Sant’Alfonso dei Liguori. Chi vuole può leggere questi articoli in cui sono riportati i testi originali che, per l’evidenza della loro profonda “immoralità”, cioè ripugnanza a qualsiasi coscienza morale libera, non hanno bisogno di commento.

Ho avuto alcune risposte a quei post da parte di persone che si ritengono cattoliche e che mi hanno fatto notare che avrei, secondo loro, posto troppo marcatamente l’accento su documenti ormai sorpassati, quasi volessi, in questo modo, presentare falsamente la chiesa come una realtà non conciliabile con l’omosessualità. Devo dire che, leggendo i documenti ufficiali e vedendo con quale zelo la chiesa porta avanti la lotta contro l’omosessualità ancora oggi, si arriva alla conclusione che dai tempi di Burcardo di Worms nulla è cambiato l’inconciliabilità è rimarcata dagli stessi uomini di chiesa sempre e comunque. Girando su Internet mi sono imbattuto in una pagina particolarmente interessante:
http://www.sancarlo.pcn.net/argomenti_n ... ina39.html, chi lo desidera può leggerla, io evito di fare commenti perché non ce n’è alcun bisogno.

Le posizioni delle chiese riformate, pur se con molti distinguo e con molte eccezioni, sono su questo punto talvolta lontanissime da quelle della chiesa cattolica, basti un esempio.

Il sinodo della chiesa luterana riunitosi a Roma dal 12 al 15 maggio 2011, ha approvato a larghissima maggioranza un documento nel quale si afferma che “l’omosessualità fa parte delle espressioni della sessualità, quindi rappresenta una condizione naturale”. Per questo “la condanna morale dell’omosessualità non può essere in nessun modo giustificata”. “La benedizione delle unioni di vita non tradizionali riguarda le coppie sia etero che omosessuali – sottolinea la presidente del Sinodo Christiane Groeben, che ha condotto i lavori -. Riteniamo infatti che il compito della chiesa sia quello di accompagnare i cristiani nel loro percorso di vita ascoltando la Parola di Dio e osservando i cambiamenti sociali. E quello che osserviamo è che nel campo delle relazioni umane esiste una molteplicità di comunioni di vita, comprese quelle omosessuali, vissute in maniera responsabile e basate sulla volontarietà, sulla continuità e la fiducia, verso cui la chiesa ha delle responsabilità pastorali che non può eludere”.

La condanna dell’omosessualità è spesso giustificata sulla base di testi biblici, e in particolare Genesi 19, che racconta della distruzione di Sodoma, donde deriva anche il termine sodomia:

“4 Non si erano ancora coricati, quand'ecco gli uomini della città, cioè gli abitanti di Sodoma, si affollarono intorno alla casa, giovani e vecchi, tutto il popolo al completo. 5 Chiamarono Lot e gli dissero: «Dove sono quegli uomini che sono entrati da te questa notte? Falli uscire da noi, perché possiamo abusarne!». 6 Lot uscì verso di loro sulla porta e, dopo aver chiuso il battente dietro di sé, 7 disse: «No, fratelli miei, non fate del male! 8 Sentite, io ho due figlie che non hanno ancora conosciuto uomo; lasciate che ve le porti fuori e fate loro quel che vi piace, purché non facciate nulla a questi uomini, perché sono entrati all'ombra del mio tetto». 9 Ma quelli risposero: «Tirati via! Quest'individuo è venuto qui come straniero e vuol fare il giudice! Ora faremo a te peggio che a loro!». E spingendosi violentemente contro quell'uomo, cioè contro Lot, si avvicinarono per sfondare la porta. 10 Allora dall'interno quegli uomini sporsero le mani, si trassero in casa Lot e chiusero il battente; 11 quanto agli uomini che erano alla porta della casa, essi li colpirono con un abbaglio accecante dal più piccolo al più grande, così che non riuscirono a trovare la porta.”

Ma l’episodio della distruzione di Sodoma e Gomorra, riportato in Genesi 19, non ha con ogni probabilità nulla a che vedere con l’omosessualità. Lot offrì le sue figlie allo stupro, per evitare lo stupro degli stranieri ospitati nella sua casa. Si potrebbe obiettare che l’offerta in cambio dei due stranieri delle figlie di Lot fu rifiutata, ma in Giudici 19 si presenta una situazione del tutto simile a quella di Genesi 19 (la descrizione ricalca passo passo Genesi 19) in cui, invece, l’offerta di una donna (tra l’altro poi uccisa e fatta a pezzi ma non dagli stupratori!) fu invece accettata e la donna fu sottoposta a violenze di gruppo per tutta la notte.

“22 Mentre aprivano il cuore alla gioia ecco gli uomini della città, gente iniqua, circondarono la casa, bussando alla porta, e dissero al vecchio padrone di casa: «Fa' uscire quell'uomo che è entrato in casa tua, perché vogliamo abusare di lui». 23 Il padrone di casa uscì e disse loro: «No, fratelli miei, non fate una cattiva azione; dal momento che quest'uomo è venuto in casa mia, non dovete commettere questa infamia! 24 Ecco mia figlia che è vergine, io ve la condurrò fuori, abusatene e fatele quello che vi pare; ma non commettete contro quell'uomo una simile infamia». 25 Ma quegli uomini non vollero ascoltarlo. Allora il levita afferrò la sua concubina e la portò fuori da loro. Essi la presero e abusarono di lei tutta la notte fino al mattino; la lasciarono andare allo spuntar dell'alba. 26 Quella donna sul far del mattino venne a cadere all'ingresso della casa dell'uomo, presso il quale stava il suo padrone e là restò finché fu giorno chiaro. 27 Il suo padrone si alzò alla mattina, aprì la porta della casa e uscì per continuare il suo viaggio; ecco la donna, la sua concubina, giaceva distesa all'ingresso della casa, con le mani sulla soglia. 28 Le disse: «Alzati, dobbiamo partire!». Ma non ebbe risposta. Allora il marito la caricò sull'asino e partì per tornare alla sua abitazione.
29 Come giunse a casa, si munì di un coltello, afferrò la sua concubina e la tagliò, membro per membro, in dodici pezzi; poi li spedì per tutto il territorio d'Israele. 30 Agli uomini che inviava ordinò: «Così direte ad ogni uomo d'Israele: È forse mai accaduta una cosa simile da quando gli Israeliti sono usciti dal paese di Egitto fino ad oggi? Pensateci, consultatevi e decidete!». Quanti vedevano, dicevano: «Non è mai accaduta e non si è mai vista una cosa simile, da quando gli Israeliti sono usciti dal paese d'Egitto fino ad oggi!”

Come è evidente l’omosessualità in queste cose non c’entra affatto, si tratta di situazioni di violenza di gruppo sugli stranieri affini allo stupro di guerra, che è condotto anche su uomini ed anzi è considerato ancora più umiliante se condotto su uomini, di questo ci sono prove ampie anche in fatti recenti di genocidio e di odio razziale. Il fatto che si possa considerare uno stupro violento di gruppo condotto su stranieri come un episodio di omosessualità è aberrante ed è la conseguenza di una deviazione mentale, la stessa che permette di considerare moralmente lecito esporre donne allo stupro di gruppo pur di fare in modo che lo stupro non avvenga su uomini.

Francamente, considerare Genesi 19 e Giudici 19 come parola di dio ripugna alla coscienza.

Ma di esempi di cose che ripugnano alla coscienza e che sono considerati legge di dio ce ne sono moltissimi, basti un solo esempio: Deuteronornio 21,18-21: «Quando un uomo ha un figlio ribelle che non ubbidisce alla voce né di suo padre né di sua madre (...) tutti gli uomini della sua città lo lapideranno sì che muoia».

Quanto poi a Levitico 20-13 la condanna della omosessualità è formulata insieme a molte altre come quella di chi si taglia i capelli in tondo e si spunta gli estremi della barba o mangia la carni di animali impuri. In ogni caso, per rispettare la cosiddetta legge di dio, bisognerebbe ripristinare la pena di morte, che il Levitico prevede esplicitamente come cosa voluta da dio a condanna dei peccatori.

Fondare una morale su testi come questi mi sembra in tutta coscienza palesemente immorale.
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:

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