giovedì 15 settembre 2011
AMICIZIA E INNAMORAMENTO GAY IN CHAT
Questo
post mira a chiarire alcuni punti focali dei rapporti virtuali (chat,
e-mail e forum) che possono crearsi tra ragazzi gay. Sulla definizione
dell’amore e dell’amicizia in termini generali sono stati scritti
moltissimi libri e non è mia intenzione discutere dei massimi sistemi
ma, se alla parola amore si vuole dare una connotazione che non sia
eccessivamente astratta, si deve presupporre che un innamoramento non
possa ridursi ad una affinità intellettuale o ad una condivisione di
valori morali ma debba necessariamente comportare un coinvolgimento
fisico-fisiologico che coinvolga in modo profondo la sessualità.
A
questo punto una osservazione è d’obbligo. Quando, nella vita reale, un
ragazzo gay si innamora di un altro ragazzo, l’innamoramento non parte
dai livelli intellettuali o dalle possibili affinità elettive ma
dall’attrazione fisica, ossia da tutto un insieme di fattori che
dipendono dalla fisicità dell’altro: il sorriso, la prestanza fisica, la
voce, gli atteggiamenti corporei, la tendenza ad un comportamento più o
meno seduttivo. Questo è talmente vero che spessissimo i ragazzi gay si
innamorano di ragazzi etero lontanissimi da loro sotto ogni aspetto, ma
capaci di incarnare “fisicamente” il loro ragazzo ideale. Se un ragazzo
ci appare fisicamente attraente cominciamo a farci domande su di lui e a
voler cercare una prossimità anche in termini di dialogo, in pratica ci
interessiamo a quel ragazzo. Questo meccanismo dell’innamoramento, che è
tipico della vita reale, non si può realizzare attraverso internet dove
tutto resta comunque staccato dalla dimensione fisica. In queste
situazioni interviene un meccanismo proiettivo che ci fa immaginare il
ragazzo col quale stiamo parlando in chat secondo le nostre categorie.
Mi
fermo un attimo a chiarire che cosa sia un meccanismo proiettivo e
quanto possa essere condizionante partendo da un esempio concreto.
Alla
pagina http://esserein2.wordpress.com/2011/09/14/triangolo-bdh/
di un sito che appare per ogni altro verso di orientamento etero, si
legge una storia non sessualmente connotata, cioè che non presenta nel
testo nessun elemento che permetta di chiarire con certezza se uno dei
protagonisti sia un ragazzo o una ragazza (mancanza di pronomi come lui o
lei, mancanza di participi passati o di aggettivi concordati al
maschile o al femminile). Il testo quindi, di per sé, è neutro. Quando
quella storia viene letta da un ragazzo etero, quel ragazzo la
interpreta secondo le sue categorie e la legge come la storia di una
ragazza che ha due ragazzi che la desiderano entrambi. Quando invece
quella storia è letta da un ragazzo gay la lettura non è affatto così
automatica e si arriva spesso a notare che il testo non è sessualmente
connotato, cosa che ad un ragazzo etero sfugge pressoché sempre. Su
questa base si possono costruire test proiettivi per la determinazione
dell’orientamento sessuale che hanno una discreta affidabilità. La
lettura proiettiva è in fondo la ragione del fascino della letteratura o
del cinema perché ci proiettiamo nelle vicende e le interpretiamo
secondo il nostro vissuto.
Uno
scambio di mail, una conversazione in chat o un dialogo su un forum
creano un testo, anzi costruiscono un testo a quattro mani. Quel testo
ha le caratteristiche della letteratura, ancora più accentuate dal fatto
che è costruito a quattro mani, è cioè il luogo di elezione per le
letture proiettive ma mentre nella lettura proiettiva di un libro non si
mira alla costruzione di un rapporto interpersonale e tutto resta
interno alla mente del lettore, negli scambi via internet la tendenza
proiettiva deve prima o poi fare i conti col fatto che dall’altra parte
c’è un altro ragazzo con le sue proiezioni sulla stessa conversazione.
C’è in buona sostanza il rischio dell’equivoco, aggravato dal fatto che
molte conversazioni in chat restano a livelli estremamente sublimati e
simbolici e quindi estremamente aperti alle interpretazioni proiettive.
L’instaurazione di meccanismi proiettivi importanti nei contatti via
internet può essere così determinante da portare addirittura a mettere
da parte l’idea di una conoscenza personale tra i due interlocutori che
potrebbe interrompere o distruggere il meccanismo proiettivo che di per
sé è almeno apparentemente gratificante.
Aggiungo
che spesso nei colloqui in chat tra ragazzi gay è comune in meccanismo
della “deriva del linguaggio amoroso” cioè del progressivo e automatico
lasciarsi andare ad un linguaggio che assomiglia sempre di più ad un
linguaggio amoroso, questo significa che non affatto raro che finiscano
per parlare come due innamorati due ragazzi che non si sono mai
incontrati di persona. L’investimento affettivo in questi meccanismi è
spesso molto alto e la dimensione proiettiva è tale che il rischio che
la conversazione sia solo lo spunto per la costruzione di storie che
esistono solo a livello proiettivo è molto concreto. In buona sostanza
ci si crea un interlocutore a nostra misura, completando proiettivamente
gli elementi reali (spesso scarsi e di incerto significato) che
emergono dal dialogo reale. Questo è tanto vero che si arriva ad
innamorarsi di un etero, interpretando ogni minimo elemento che non
appaia etero al 100% come il segno di una possibile omosessualità e si
svalutano del tutto quegli elementi, pure ben chiari, che dimostrano che
non si tratta affatto di un gay. Ma devo sottolineare che il meccanismo
opera anche nei rapporti tra ragazzi gay, cioè tra ragazzi che sanno
con certezza che l’altro è gay. Il meccanismo proiettivo giunge al punto
di attribuire all’altro una fisicità presupposta, cioè di incarnarlo in
una immagine che rappresenta il nostro ragazzo ideale. Si arriva al
punto che l’immagine proiettiva dell’altro viene caricata anche di
valenze sessuali e si prova un trasporto sessuale niente affatto
superficiale per un ragazzo che non si è mai incontrato. In pratica ci
si innamora anche sessualmente di un personaggio che al 90% è creato
dalla nostra fantasia proiettiva che gli attribuisce anche una fisicità
secondo quello che noi desideriamo. La deriva del linguaggio amoroso poi
fa il resto e dà la netta impressione che si stia costruendo una vera
storia d’amore. Ma in tutto questo c’è un errore di fondo, in pratica il
meccanismo naturale che porta dall’attrazione fisica all’innamoramento
affettivo è del tutto stravolto.
Bisogna
ricordarsi che per innamorarsi nel senso vero della parola il
coinvolgimento fisico-fisiologico è indispensabile ma deve essere
rivolto ad una persona reale, non ad una immagine creata dalla fantasia
proiettiva. Alcuni surrogati della presenza fisica, come le foto o la
videocamera non possono in nessun modo sostituire la presenza fisica
stessa che è e resta l’elemento necessario dell’innamoramento vero,
intendo dire che senza la presenza fisica e senza un’autentica forma di
coinvolgimento fisico-fisiologico non esiste innamoramento.
Vorrei
mettere in guardia i ragazzi che si conoscono in chat dal lasciarsi
andare alla deriva del linguaggio amoroso che non fa che creare
aspettative che possono poi essere del tutto distrutte anche da un
brevissimo incontro nel quale ci si rende conto che le nostre proiezioni
non avevano nulla in comune con la realtà e che il discorso (ma solo il
discorso) è andato avanti a ruota libera, ben oltre la realtà. È in
genere molto facile lasciarsi andare in chat a grandi discorsi, a dire
“ti voglio bene” e anche “ti amo” senza che alla base ci sia qualcosa di
concreto ma è molto difficile ridimensionare queste affermazioni dopo,
quando ormai hanno creato aspettative consolidate che la conoscenza
personale diretta ha contraddetto. A questo punto, se quando ci si
conosce di persona la disillusione è reciproca, tutto sommato, il
problema si risolve facilmente perché vengono meno contemporaneamente le
aspettative da tutte e due le parti, ma se uno dei due resta disilluso e
l’altro invece si sente anche fortemente attratto fisicamente le
dissimmetrie diventano molto forti e le situazioni diventano difficili
da gestire.
In
chat o via e-mail, cioè senza conoscenza personale diretta, è invece
possibilissimo e, direi, assai mano rischioso, creare dei rapporti di
amicizia, che sono molto meno condizionati da meccanismo proiettivi
rispetto alle possibili storie d’amore. Noto che la tendenza spontanea
dei ragazzi è quella di cercarsi il ragazzo, l’innamorato, piuttosto che
uno o più amici veri in chat, ma gli strumenti informatici sono molto
più adatti alla creazione e al mantenimento di amicizie che alla
creazione di storie d’amore. Come buona norma di prudenza direi che
sarebbe bene riservare discorsi con forte connotazione affettiva solo a
persone che si siano effettivamente conosciute anche fuori dalla chat o
dal forum, cioè che siano conosciute di persona. E qui interviene una
riflessione importante. Incontrarsi “in due” nella vita reale dopo
essersi conosciuti in chat, dà a quell’incontro una connotazione
affettiva molto forte e lo fa apparire come un passo verso la
costruzione di una storia importante e reciproca. È per questo che in
genere è meglio costruire rapporti che partano dall’amicizia, dal
vedersi in gruppo, cioè da rapporti che non creino troppe aspettative
che potrebbero trasformarsi in disillusioni. L’amicizia è sempre e
comunque il primo passo, se la presenza fisica è coinvolgente e
incoraggiante allora può avere senso fare un passo ulteriore, altrimenti
l’amicizia resta e non viene compromessa dal fatto che non ne segua una
storia con un maggiore coinvolgimento perché non sono state alimentate
aspettative al buio.
Vorrei
concludere che la rete (usata con la massima prudenza, per carità!)
offre delle possibilità ma può creare anche delle pesantissime
disillusioni e che, se si vuole bene a qualcuno, anche solo come amico,
bisogna evitare di illuderlo e di portalo poi a docce fredde finali che
lasciano con una senso di amarezza profonda. Quindi è bene mantenere
sempre un atteggiamento di responsabilità e pensare prima alle possibili
conseguenze di ciò che si fa e che si dice.
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