mercoledì 1 luglio 2015

SINODO DEI VESCOVI E CORTE SUPREMA USA SUI GAY

Il 23 Giugno 2015 il Vaticano ha reso pubblico l’instrumentum laboris del Sinodo dei Vescovi che si terrà in autunno.

Molta stampa ha commentato favorevolmente l’attenzione pastorale della Chiesa verso le persone omosessuali che emerge dal documento, contribuendo ad ingenerare confusione, ma è bene dare a Cesare quel che è di Cesare.

Riporto qui di seguito la parte del documento che riguarda l’omosessualità. Il lettore potrà notare che si tratta di un testo di profilo molto più basso di quello della sessione precedente. Il testo cita esplicitamente le “Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali” del 3 Giugno 2003, a firma dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Il Cardinale Ratzinger così si esprimeva nella conclusione delle sue considerazioni:

“La Chiesa insegna che il rispetto verso le persone omosessuali non può portare in nessun modo all’approvazione del comportamento omosessuale oppure al riconoscimento legale delle unioni omosessuali. Il bene comune esige che le leggi riconoscano, favoriscano e proteggano l’unione matrimoniale come base della famiglia, cellula primaria della società. Riconoscere legalmente le unioni omosessuali oppure equipararle al matrimonio, significherebbe non soltanto approvare un comportamento deviante, con la conseguenza di renderlo un modello nella società attuale, ma anche offuscare valori fondamentali che appartengono al patrimonio comune dell’umanità. La Chiesa non può non difendere tali valori, per il bene degli uomini e di tutta la società.”

Riporto qui di seguito il testo dell’instrumentum laboris pubblicato il 23 Giugno 2015:

L’attenzione pastorale verso le persone con tendenza omosessuale

130. (55) Alcune famiglie vivono l’esperienza di avere al loro interno persone con orientamento omosessuale. Al riguardo ci si è interrogati su quale attenzione pastorale sia opportuna di fronte a questa situazione riferendosi a quanto insegna la Chiesa: «Non esiste fondamento alcuno per assimilare o stabilire analogie, neppure remote, tra le unioni omosessuali e il disegno di Dio sul matrimonio e la famiglia». Nondimeno, gli uomini e le donne con tendenze omosessuali devono essere accolti con rispetto e delicatezza. «A loro riguardo si eviterà ogni marchio di ingiusta discriminazione» (Congregazione per la Dottrina della Fede, Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali, 4).

131. Si ribadisce che ogni persona, indipendentemente dalla propria tendenza sessuale, va rispettata nella sua dignità e accolta con sensibilità e delicatezza, sia nella Chiesa che nella società. Sarebbe auspicabile che i progetti pastorali diocesani riservassero una specifica attenzione all’accompagnamento delle famiglie in cui vivono persone con tendenza omosessuale e di queste stesse persone.

132. (56) È del tutto inaccettabile che i Pastori della Chiesa subiscano delle pressioni in questa materia e che gli organismi internazionali condizionino gli aiuti finanziari ai Paesi poveri all’introduzione di leggi che istituiscano il “matrimonio” fra persone dello stesso sesso.
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Invito il lettore a confrontare l’instrumentum laboris con la deliberazione della Corte Suprema degli Stati Uniti con la quale, negli stessi giorni si riconosceva il diritto al matrimonio delle coppie omosessuali in tutti gli Stati dell’Unione:

“Nessuna unione è più profonda del matrimonio, perché esso incarna i più alti ideali di amore, fedeltà, devozione, sacrificio e famiglia. Nel formare una unione matrimoniale, due persone diventano qualcosa di più grande di ciò che erano prima. Come alcuni dei firmatari di queste petizioni dimostrano nei casi citati, il matrimonio incarna un amore che può durare anche oltre la morte. Si fraintenderebbero questi uomini e queste donne se si dicesse che essi non rispettano l’idea del matrimonio. Il loro appello è basato sul fatto che essi la rispettano, che la rispettano così profondamente che cercano di trovare il suo compimento per loro stessi. La loro speranza è di non essere condannati a vivere in solitudine, esclusi da una delle più antiche istituzioni della civiltà. Chiedono pari dignità davanti alla legge. La Costituzione garantisce loro questo diritto.
La sentenza della Corte d’Appello per il sesto Circuito è capovolta.
Così ordiniamo.”

Chi ha orecchio per intendere intenda!
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Se volete, potete partecipare alla discussione di questo post, aperta sul Forum di Progetto Gay: 

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