giovedì 6 settembre 2012

DUBBI DI UN GAY 40ENNE

Ciao Project,
mi sento un po’ strano a scriverti certe cose ma non so proprio che fare e vorrei avere le idee un po’ più chiare. Ho 40 anni, sono gay e sono sempre stato gay ma solo nel senso che le mie fantasie sessuali sono sempre state al maschile. In pratica con l’universo femminile non ho e non ho mai avuto rapporti neppure di significato superficiale. Niente contro le donne, per carità, ma non sono il mio genere. Però il mio essere gay non è mai e dico mai andato oltre la fantasia individuale. Ho passato periodi durante l’adolescenza in cui mi sono represso pesantemente, un po’ condizionato dalla famiglia, un po’ dalla religione e un po’ da complessi di vario genere, ho praticamente rimosso l’idea di avere un rapporto vero (non parlo solo di sesso) con un altro ragazzo. Già dai tempi della scuola è stato tutto un fuggire e un mettere da parte l’idea. Forse è stato anche un bene. I primi innamoramenti, se li avessi dichiarati, mi avrebbero sicuramente messo in grosse difficoltà. L’anno della maturità mi sono innamorato di un ragazzo nuovo arrivato nella mia classe e togliermelo dalla testa mi è costato carissimo, adesso quel ragazzo è sposato e ha due figli e io sono contento di avere tenuto per me i miei sentimenti. L’università è stata una sequela di innamoramenti sbocciati e poi finiti prima di cominciare. La mia facoltà era a forte prevalenza maschile e per me quel periodo poteva, in teoria, essere meraviglioso, ma non lo è stato. Certamente di ragazzi gay ce ne dovevano essere ma trovarli era praticamente impossibile, quando pensavo di avere capito che uno era gay mi arrivava la smentita più radicale. Il pratica ho puntato tutto sullo studio, mi sono laureato molto bene e ho trovato subito lavoro, tra l’altro un lavoro che mi piace, ben retribuito anche se molto impegnativo. Anche il mio ambiente di lavoro è a prevalenza maschile, sono tutti ingegneri giovani, in buona parte sotto i 30 anni, io faccio parte dei senior. I miei colleghi sul lavoro parlano solo di lavoro, qui la professionalità e d’obbligo e lasciarsi andare a discorsi di carattere personale è considerato una debolezza pericolosa per la carriera. Quando facciamo le nostre cene aziendali sono una vera liturgia, ci sono i grandi capi e i miei colleghi si presentano tutti con la moglie o con la ragazza in abito lungo. Insomma qui conta l’immagine e per fare carriera devi essere formale e basta, non c’è spazio per l’amicizia a nessun livello ma solo per la competizione. Tra l’altro i miei colleghi, anche quelli che oggettivamente sono bei ragazzi, mi sembrano dei pupazzi programmati, tra l’altro dotati di spirito critico solo a livello tecnico e di carriera e per il resto stereotipati fino all’incredibile. Quindi diciamo che per me l’ambiente di lavoro è del tutto neutro, e adesso vengo alla questione centrale. Quest’anno sono stato, come tutti gli anni, al mare con i miei. Se dicessi a i miei colleghi una cosa del genere mi squalificherei perché è un pezzo di spiaggia qualunque. I miei hanno una casetta vicina al mare, basta uscire di casa e in pratica sei sulla spiaggia. I giorni feriali c’è poca gente ma la domenica arrivano le comitive con le macchine e c’è una marea di gente. Una domenica me ne stavo lì sotto l’ombrellone a leggere delle carte cercando qualche idea intelligente da poter spendere sul lavoro, quando arriva una comitiva di ragazzi giovani 20/21 anni, si tolgono le magliette e si mettono a giocare a pallavolo a pochi metri da me, fin qui c’è poco da dire, succede spesso. Uno di questi ragazzi mi colpisce subito: alto, biondo, sorridente, resto a osservarlo perché ha su di me un’attrattiva potente. Mi dico; ma che bel ragazzo! Beato lui! Io, a parte i miei 40 anni, non ho e non ho mai avuto niente del bel ragazzo e nemmeno di quello medio. Non potevo fissare quel ragazzo troppo a lungo perché non volevo che se ne accorgesse però mi incantava, anche la voce mi sembrava bellissima. Mi sono rimesso a leggere le mie carte ma l’orecchio era fisso alle voci di quei ragazzi. A un certo punto mi arriva in testa una pallonata e mi fa volare il libro, quel ragazzo mi ha detto poi che la pallonata non è stata casuale, lui si avvicina, si scusa dandomi del tu e si riprende il pallone. Finisce la partitella, i suoi amici vanno a fare bagno, lui non ci va, siccome non ha ombrellone mi chiede se si può mettere sotto il mio io gli dico “Certo!” Lui mi sorride, poi mi chiede che cosa sto leggendo, in breve alla fine di quella domenica ci siamo scambiati il cellulare e il contatto msn. Era una ragazzo così radicalmente diverso dai miei colleghi che mi ha lasciato il segno, a parte il fatto che era giovanissimo e non si sentiva minimamente in soggezione per questo. Sapevo che lo avrei visto al massimo un’altra volta la domenica successiva, poi avrei ripreso il lavoro e tutto sarebbe finito lì. Rientro a casa la sera, aggiungo il suo contatto su msn, è online e parliamo per tre ore. In pratica per la prima volta nella mia vita parlo con qualcuno che mi ascolta per motivi non professionali. La conversazione è seria, non invadente, mi colpisce anche da questo punto di vista. È terribilmente diretto, dice anche brutalmente quello che pensa e non me ne passa una. Sono stupito della sua intelligenza e della sua capacità di andare fino in fondo. Nel giro di una settimana mi dice che è gay, ma non mi fa il solito discorso, tipo: “adesso se vuoi posso pure non farmi sentire più”, no! Invece dà proprio per scontato che lo sia anche io e mi dice: “Tu invece si vede che l’hai buttata tutta sullo studio e la carriera”. Non ho dovuto dirgli che ero gay, lo aveva capito perfettamente e aveva capito parecchie altre cose. Abbiamo chattato per ore e ore tutta la settimana, lui la domenica successiva non è venuto al mare ma me lo aveva detto prima. Vedere il gruppetto dei suoi amici senza di lui mi faceva una malinconia terribile e gliel’ho anche detto e, come al solito, non si è stupito, mi ha solo risposto: “beh, l’ho pensato, ma se vuoi ci vediamo domani pomeriggio in città”. Gli ho detto che esco dal lavoro verso le 17.15 e poi vado a un grosso supermercato fuori città a fare un po’ di spesa. Siamo andati insieme al supermercato. Un pomeriggio bellissimo, mi stavo innamorando di quel ragazzo e lui non si tirava indietro. La settimana successiva siamo andati di nuovo a fare la spesa, ma questa volta in macchina mi ha preso la mano e per me è stato proprio un brivido. Stringeva forte per farmi sentire che lui c’era e che ci voleva essere. Project, è così che ho cominciato ad andare in crisi. L’ho riaccompagnato a casa senza dire una parola. Prima di scendere mi ha chiesto: “Sei arrabbiato?” Gli ho risposto: “No, ma sono preoccupato!” e lui: “Beh questo è naturale!” Poi mi ha dato un pizzicotto sulla gota ed è sceso. Io ero felice ma un po’ frastornato una cosa del genere non me sarei mai aspettata. Nei giorni successivi mi racconta dei suoi innamoramenti impossibili e delle frustrazioni tremende che ha dovuto sopportare e vuole che io gli racconti delle mie storie impossibili, poi, come se la cosa fosse scontata (forse lo era) mi dice di essersi masturbato pensando a me e vuole sapere come ci sono rimasto. Gli dico che sono un po’ stupito, perché lui ha certamente di meglio, ma mi chiede in modo molto diretto: “E tu ti sei masturbato pensando a me?” io tergiverso ma mi dice innervosito: “Rispondi!” Io gli dico di sì e lui mi dice che non sopporta certi miei atteggiamenti ipocriti. Ci resto un po’ male ma non mi dà spago e mi dice: “Non mi fare la vittima! Se ti piace ti piace!” Io comincio ad avere paura che il rapporto con questo ragazzo possa essere una cosa che va fuori controllo. Gli dico che lui ha bisogno di altro e che non voglio vincolare nessuno, lui si incazza di brutto, mi dice che sono proprio un ipocrita e che lui alla differenza di età di ha pensato, che non è innamorato di me ma mi vuole bene, che però per lui sono una persona importante anche a livello sessuale. Io cerco di svignarmela, comincio ad avere proprio paura di non capire dove si stia andando a finire. Nei giorni successivi ci vediamo diverse volte, gli dico mille volte che sono perplesso, che sono troppo vecchio ma piano piano si crea tra noi anche un minimo di contatto fisico, che se per un verso mi manda in estasi, per l’altro mi sconvolge. Mi ha detto che non può finire così e che vuole stare con me e credo che sia vero. Mi ha detto è ripetuto che non è mai stato con nessuno e ha voluto sapere se era lo stesso anche per me, ha concluso che non ci sono rischi di nessun genere e che poi a lui basterebbe poco, in pratica a rischio zero. Mi dice che quando mi sta vicino la sente proprio l’attrazione fisica fortissima. Ecco, adesso stiamo a questo punto. Che faccio, Project? Non posso negare che ne sono totalmente innamorato ma le complicazioni sono tante, lui è giovanissimo, non lo dico perché ho paura che se ne possa andare un giorno o l’altro ma perché non vorrei condizionargli la vita. Io gli voglio bene in modo profondo perché lui è come io avrei voluto essere e non sono mai stato. Project, ho paura di imbacarmi per un’impresa troppo grossa per me che penso non saprei gestire. Se fosse stato un mio coetaneo, magari in una storia un po’ disimpegnata mi sarei sentito più a mio agio, ma così, con un ragazzo di 20 anni che è terribilmente più sveglio di come ero io alla sua età, mi sento spiazzato. E se poi non me la sento più? Mica lo posso lasciare a mezza strada. Io veramente, adesso almeno, la differenza di età non la sento troppo come un ostacolo, ci abbiamo riflettuto tutti e due, poi c’è quel discorso del “non sono innamorato di te ma ti voglio bene” che significa che io non sono veramente quello che lui sta cercando. Poi quella frase ha cercato di stemperarla, di svalutarla, ma lui mi ha detto che non è innamorato di me, ma in fondo nemmeno io sono innamorato di lui in modo travolgente e il fatto è che gli voglio soprattutto bene. Che io mi possa infatuare di un bel ragazzo di 20 anni già mi sembra strano, ma forse è una cosa che si può capire, ma lui che cosa può trovare in uno come me? Lui di ragazzi cento volte meglio di me ne può trovare quanti ne vuole, quando ci ha provato gli hanno detto tutti buca, ma di ragazzi ne conoscerà moltissimi. Mi chiedo che cosa può volere lui da me, cioè proprio da me, perché mi sembra che ci tenga moltissimo. Tra l’altro ha una dignità nel suo modo di fare brusco che tanti miei colleghi non riuscirebbero nemmeno a concepire, loro la chiamerebbero ingenuità, perché nel nostro ambiente la dignità non sanno più nemmeno che cosa sia. Ma come fa un 40enne a prendersi una cotta così per un ragazzo di 20 anni? Mi sento proprio spaccato in due ma so che dovrò pure decidere. Project, ma se cedo a lui e anche a me stesso non è che faccio veramente qualcosa di male? Non lo dico a livello moralistico ma di dubbi ne ho proprio tanti.
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