martedì 30 settembre 2008

RADAR GAY E PRIMI APPROCCI GAY

Questo articolo mira a dare alcuni esempi di come in concreto un ragazzo gay possa avvicinare un altro ragazzo sia nel caso che sappia che anche l’altro ragazzo è gay, sia nel caso che non sappia nulla circa il suo orientamento sessuale.

Gli indirizzi comportamentali di massima ai quali farò riferimento derivano dall’esperienza e si riferiscono a contatti tra ragazzi che si realizzano in ambienti della vita ordinaria che non sono qualificati come gay.

Alcune osservazioni fondamentali:

I gay sono una percentuale della popolazione tra l’8 e il 10%. Teniamoci alle stime prudenti e assumiamo che siano l’8%.

Alcuni ragazzi gay, una netta minoranza, sono pubblicamente dichiarati e quindi non temono di frequentare locali esplicitamente etichettati come gay. La grande maggioranza dei ragazzi gay non è pubblicamente dichiarata e non frequenta locali gay.

Un ragazzo gay non dichiarato pubblicamente non può quindi pensare di trovare altri ragazzi gay non dichiarati in locali esplicitamente gay. I ragazzi gay non dichiarati si trovano ovunque non ci sia una etichetta gay.

Alla domanda: “Qual è il posto dove è più probabile trovare ragazzi gay non dichiarati?” Rispondo per esperienza che la maggior parte delle storie “serie” tra ragazzi gay comincia all’interno delle università. Basti pensare che in un’aula universitaria con 100 studenti, ce ne sono in media 8 che sono gay non dichiarati e in una classe di scuola con 25 studenti in media 2 sono gay.

Un ragazzo gay che voglia incontrare un altro ragazzo gay in un ambiente non gay deve tenere conto di diverse osservazioni:

1) I rapporti affettivi, di qualunque orientamento (gay o etero) e di qualunque natura (con o senza coinvolgimento sessuale) hanno un senso serio solo se nascono su una base di reciprocità. Questa reciprocità può essere totale (sia sul piano affettivo che sul piano sessuale) come “può” avvenire tra due ragazzi gay ma può anche essere limitata al piano affettivo, escludendo la reciprocità sessuale, come accade nei rapporti tra un gay e un etero o tra due ragazzi gay dei quali uno non è attratto fisicamente dall’altro. Rapporti senza reciprocità a nessun livello non hanno senso a nessun livello e per un ragazzo gay possono rappresentare, se le cose non sono chiarite in tempi brevi, delle condizioni di stallo affettivo che possono durare anni se non decenni. Un innamoramento può anche essere unilaterale ma perché sussista una storia d’amore o d’amicizia seria bisogna necessariamente essere in due.

2) La finalità di fondo di un approccio serio di natura affettiva tra due ragazzi gay è uno scambio affettivo “alla pari”, questa parità si deve realizzare fin dal primo approccio che è già un momento di condivisione. Non ha alcun senso dunque pensare di giocare tenendo le proprie carte totalmente coperte, in attesa che sia l’altro a scoprire il proprio gioco. Un comportamento simile è avvertito come aggressivo e non paritario e chi lo mette in pratica è tenuto a distanza come giocatore non leale. In un approccio affettivo serio si cerca di capire in due fino a che punto ha senso arrivare e si rischia in due.

3) Un ragazzo gay non dichiarato predilige i ragazzi che sente simili a sé nei comportamenti, all’esitazione dell’uno deve corrispondere l’esitazione dell’altro, all’atteggiamento più affettuoso dell’uno deve corrispondere l’atteggiamento più affettuoso dell’altro, se questo non accade, chi percepisce nell’altro un comportamento di difesa alza a sua volta barriere di difesa e il rapporto diventa formale. Quindi è buona regola “rispondere alle esigenze dell’altro” dimostrando la massima disponibilità.

4) Un elemento assolutamente fondamentale nei primi approcci è la manifestazione di una disponibilità reciproca sostanziale.

a) Se A propone a B di prendere un caffè insieme e B accetta mostrandosi compiaciuto dell’invito il dialogo fa un passo avanti, in caso contrario, se B non accetta o peggio ancora se non giustifica adeguatamente il suo rifiuto, il dialogo si interrompe.

b) Se B, dopo il caffè, si trattiene a palare con A e lo fa sorridendo e dimostrando di stare a suo agio il dialogo fa un ulteriore passo avanti. Lo stesso succede se a breve distanza di tempo B invita a sua volta A a prendere un caffè.

5) Tenendo sempre presente che un rapporto si costruisce solo quando c’è una reciprocità, due elementi devono essere tenuti nella massima considerazione, il sorriso, quello che manifesta disponibilità affettiva vera e non quello di maniera delle relazioni formali, e il guardarsi negli occhi in modo diretto, che è uno dei segni più tipici di interesse affettivo forte. La presenza di questi due elementi accompagna di norma una conversazione più intima. Non intendo alludere ad una conversazione su temi troppo privati, ma ad una conversazione “per la conversazione” cioè ad una conversazione in cui non ci devono essere per forza argomenti concreti di studio o di lavoro di cui parlare, si tratta della cosiddetta conversazione libera e non strutturata nella quale prevale una componente emotiva e creativa.

6) Una cosa importantissima è l’uso della battuta e dello scherzo nell’ambito di una conversazione seria, cosa che in genere si realizza solo in presenza di persone di cui ci si fida e da cui non si teme di essere giudicati.

7) È sempre controproducente parlare di altri in termini non positivi e comunque non rispettosi oppure riferire cose troppo private e troppo delicate che appartengono alla sfera privata di altre persone. Chi si trova di fronte a queste situazioni teme di divenire oggetto di pettegolezzo e si chiude rapidamente (e giustamente) ad ogni forma di comunicazione. Un ragazzo gay non dichiarato considera la privacy un valore assoluto. E non gradisce neppure i cosiddetti discorsi a metà cioè i discorsi iniziati e lasciati a metà “adducendo a motivo la privacy di un’altra persona”.

8) In un discorso che abbia una base affettiva quello che conta è ascoltare l’altro, capirlo, o anche soltanto sentirne la voce. Cambiare discorso o non rispondere a tono è un segno palese di disinteresse. Ancora peggio è non ricordarsi di un appuntamento, arrivare tardi, promettere e non mantenere la promessa.

9) Un ragazzo gay non dichiarato non parla di donne, se un ragazzo parla della “sua ragazza” o di una “sua amica” e ne parla in modo non superficiale, la probabilità che si tratti di un ragazzo gay è bassa. Analogo discorso vale quando un ragazzo parla male della sua ragazza o di una sua amica. Un ragazzo gay non fa discorsi che tocchino sostanzialmente il mondo femminile né in positivo né in negativo.

10) Quando un ragazzo gay parla d’amore nell’ambito di un approccio con un altro ragazzo, in genere non dice il falso che sarebbe per lui come un tradire la fiducia del suo interlocutore, ma usa discorsi non sessualmente connotati, ossia senza nessuna espressione linguistica che permetta di capire se si riferisce a un ragazzo o a una ragazza (senza participi passati: venuto/a; senza pronomi: lui/lei). Se un ragazzo gay fa un discorso non sessualmente connotato su questioni affettive e si sente rispondere con un discorso sessualmente connotato al femminile il dialogo si congela. È sufficiente l’uso del pronome “lei” per capire l’orientamento sessuale dell’interlocutore. Se invece a un discorso non sessualmente connotato segue una risposta anch’essa non sessualmente connotata il dialogo fa un passo in avanti. Va precisato che se a un discorso non sessualmente connotato su questioni affettive, segue una risposta sessualmente connotata al maschile la cosa è presa come segnale di pericolo perché è vista come un tentativo inopportuno e unilaterale di introdurre una tematica gay. Sottolineo che un ragazzo non dichiarato in genere non ama forzature su questi contenuti.

11) La misura della profondità del coinvolgimento reciproco tra due ragazzi è data dalla tendenza a trascorrere il tempo insieme senza nessuna motivazione formale. La proposta accettata di trascorrere una domenica insieme è un segno positivo estremamente importante, specialmente se la cosa si ripete.

12) Un elemento fondamentale, e dopo i primissimi approcci anche discriminante, è la tendenza a non coinvolgere nel rapporto altre persone, a non allargare il dialogo a parlare di altri, a limitarsi ad incontri a due evitando sistematicamente l’ipotesi che un contatto interpersonale a due possa trasformarsi in una occasione sociale di incontrare altri amici in gruppo. Se a una proposta di andare a prendere una pizza, sottintendendo che ci sia debba andare in due, si ottiene in risposta la controproposta di invitare anche Tizio e Caio, bisogna prendere atto che il rapporto ha una dimensione sociale e non autenticamente affettiva.

Quanto detto in precedenza non è che un cenno a una questione delicatissima ma penso possa dare un’idea di come un ragazzo gay si possa realmente orientare alla ricerca di contatti affettivi significativi. Resta in ogni caso che l’onestà di fondo, la moralità di un ragazzo, la sua schiettezza, sono i presupporti fondamentali per la costruzione di qualsiasi rapporto affettivo serio.

Se volete, potete partecipare alla discussione su questo post aperta sul Forum di Progetto Gay:
http://progettogay.forumfree.net/?t=32684659

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